“Speranza controllava le decisioni del Cts”

speranza tachipirina e vigile attesa

(www.ilgiornale.it)  – Giuseppe Ruocco è uno dei 19 indagati dalla procura di Bergamo di Covid e nel 2020 era un componente del Cts. In un messaggio finito agli atti dell’indagine ed è stato inserito dalla Gdf in un’informativa e in particolare nel capitolo intitolato “Commistione tra Organo tecnico e Organo politico”. Nel suo messaggio, Ruocco scrive: “Vogliono che anche noi siamo allineati (…) insomma i politici non dovrebbero dialogare con noi (…) dovrebbero ricevere i nostri suggerimenti e poi decidere (…) Commistione pericolosa”.

Il Cts, si legge nel messaggio, era nato “come ausilio e supporto tecnico scientifico per il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, anche se poi è diventato non solo un organo consultivo del potere politico”. Poi, Ruocco aggiunge che, in più occasioni, l’allora ministro Speranza “ha concordato con Brusaferro (direttore dell’Iss e componente del Cts, ndr) quale sarebbe poi stata l’indicazione del Cts sui vari quesiti che gli venivano posti“. E ancora, si legge negli atti, “come si evince dai verbali, alle riunioni del Cts vi ha partecipato lo stesso ministro, il viceministro Sileri, la sottosegretaria Zampa e, in talune circostanze, il presidente Conte, circostanze, queste, che, unitamente al fatto che lo stesso Cts era composto da diversi dirigenti ministeriali, potrebbero aver inciso sulla piena autonomia di questo organo”.

Dall’informativa della Guardia di finanza emergono anche altri dettagli di quel periodo, come il fatto che “direzione prevenzione del ministero della Salute non disponeva di personale in grado di tradurre correttamente dall’inglese all’italiano”. Per questo motivo i documenti “da tradurre venivano inviati” ad una società a Cagliari. Questa “circostanza potrebbe spiegare il perché alcuni provvedimenti ministeriali sono stati adottati diversi giorni dopo la pubblicazione da parte di Oms”.

Questa è solo una delle tante “carenze nella gestione dell’emergenza da parte del Ministero della salute” messe in luce in una informativa della Gdf di Bergamo agli atti dell’inchiesta sulla gestione della pandemia nei primi mesi del 2020. Solo dopo il 20 febbraio, si legge, “è iniziato un frenetico e caotico tentativo di organizzare il sistema di risposta”. Prima di quella data, “poco o nulla è stato fatto, ad ogni livello, anche in ragione della frammentazione delle responsabilità e della poca chiarezza della linea di comando”.

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