Arabia Saudita, re Abdullah: avremo armi atomiche un minuto dopo l’Iran

di GeoPoliticalCenter

31 mag – Lo stallo riguardante il programma nucleare iraniano comincia ad evidenziare la concreta possibilità di una proliferazione di armi atomiche nella regione mediorientale. Da mesi si rincorrono voci di una notevole inquietudine in Arabia Saudita e nella monarchie sunnite del Golfo a causa del nuovo assetto geopolitico che un Iran potenza nucleare potrebbe determinare.

Più i negoziati languono e più appare evidente la volontà del presidente Obama della pace, o per meglio dire della non guerra, ad ogni costo, più emerge evidente, palese al mondo intero la risposta rapida e simmetrica che il regno Saudita darà all’eventuale raggiungimento di capacita atomiche da parte di Tehran. Questa volta non parliamo di scenari ipotetici di analisti più o meno esperti, non ragioniamo sulle probabilità di una catena di eventi e neppure diamo spazio a voci di corridoio. Siamo qui a riportare il pensiero di uno degli uomini più potenti della regione del Golfo Persico, un uomo che può contare su un potere decisionale diretto e rapido, seppur nell’ambito di una corte complessa coma quella di Riad, parliamo del sovrano Wahabita Abdullah, Re dell’Arabia Saudita.

Abdullah ha sempre contato sull’appoggio indiscutibile degli Stati Uniti d’America per difendere il proprio stato dai nemici esterni e da quelli interni, così come era sicuro di avere una certa influenza nelle scelte che Washington effettuava nella regione. Negli ultimi tre anni molte certezze del sovrano non sono più così ferree, il nuovo corso del presidente Obama ha messo in dubbio lo storico ed incondizionato appoggio dell’America all’Arabia Saudita. Il capitolo Iran rappresenta il dossier più scottante ma non l’unico sul quale Washington e Riad sono in disaccordo sui mezzi utili a raggiungere i propri fini, in altri casi anche i fini delle due nazioni sono differenti..

In questo quadro di incertezza l’Arabia Saudita pensa come contrastare l’avanzata degli iraniani e il sovrano potrebbe essere giunto ad una decisione, che per quanto prevedibile, renderà una regione storicamente calda, lo scacchiere con la più alta densità di nazioni armate con armi atomiche. La decisione è quella di sviluppare un programma atomico parallelo a quello degli Iraniani, il che comporta anche lo sviluppo della tecnologia missilistica. Ma a questo punto il ritardo dei sauditi è rilevante e probabilmente l’unico mezzo per acquisire capacità nucleari e missilistiche in tempi rapidi sarà quello di rivolgersi al Pakistan subentrando agli americani nel ruolo di partner principale e ricevendo in cambio testate e vettori missilistici in attesa di recuperare lo svantaggio tecnologico accumulato in questi anni.

Ancora una volta si dimostra come una politica debole e senza chiari obiettivi da parte dell’amministrazione americana sta portando il medio oriente verso una corsa alle armi atomiche. L’Arabia Saudita infatti non sarà l’ultima tessera del domino nucleare, l’Egitto infatti che si ritiene, forse non più a ragione, la guida della regione , almeno in ambito mediterraneo, vedrebbe un’Arabia potenza nucleare come un concorrente nell’area e tornerebbe a sviluppare il programma nucleare che Sadat prima e Moubarak dopo avevano abbozzato e poi abbandonato dopo gli accordi di Camp David.

In questa ottica un giorno dopo la ripresa del programma nucleare egiziano un’altro paese della regione, che da sempre con l’Egitto si confronta per il mantenimento delle propria sfera di influenza, inizierebbe lo sviluppo di armi atomiche, sia per arginare l’influenza egiziana, sia per superare il complesso di inferiorità che sempre a causa delle armi atomiche vive quotidianamente con Israele. Parliamo della Turchia.

Un Iran dotato di armi atomiche sarebbe un evento destabilizzante per la più calda ed instabile regione del mondo, ed è per questo motivo che riteniamo un qualche tipo di intervento armato contro l’Iran come una possibilità concreta anche da parte degli Stati Uniti di Obama, il quale probabilmente dovrà scegliere tra due mali quello minore. Dovrà scegliere se iniziare il complicato conflitto oggi o rischiare una guerra nucleare regionale tra pochi anni.

GeoPoliticalCenter

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