Covid, Consulta: sacrificio dell’obbligo vaccinale ai sanitari imposto dalla scienza

Silvana Sciarra

L’obbligo di vaccini anti Covid introdotto per il personale sanitario “non ha costituito una soluzione irragionevole o sproporzionata rispetto ai dati scientifici disponibili”.
Lo stabilisce la Corte costituzionale in una sentenza, sottolineando l’obiettivo di “prevenire la diffusione del virus e di salvaguardare la funzionalità del sistema sanitario”.

La sentenza della Corte è la risposta alle questioni di legittimità costituzionale sollevate dai Tribunali di Brescia, Catania e Padova: la normativa in merito, ha stabilito, ha operato un contemperamento non irragionevole del diritto alla libertà di cura del singolo con il coesistente e reciproco diritto degli altri e con l’interesse della collettività, in una situazione in cui era necessario assumere iniziative che consentissero di porre le strutture sanitarie al riparo dal rischio di non poter svolgere la sua insostituibile funzione.

Sacrifici in linea con il bene pubblico

Secondo i giudici, il sacrificio imposto agli operatori sanitari non ha ecceduto quanto ritenuto indispensabile per il raggiungimento degli scopi pubblici di riduzione della circolazione del virus ed è stato costantemente modulato in base all’andamento della situazione sanitaria, peraltro rivelandosi idoneo a questi stessi fini.

La mancata osservanza dell’obbligo vaccinale ha riversato i suoi effetti sul piano degli obblighi e dei diritti nascenti dal contratto di lavoro, determinando la temporanea impossibilità per il dipendente di svolgere mansioni implicanti contatti interpersonali o che comportassero, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio. Tgcom24.mediaset.it

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