La UE prima promuove l’immigrazione e poi minaccia i Paesi di origine

espulsioni

Migranti in cambio di tariffe agevolate. Nel suo tentativo di fermare i flussi dai Paesi più poveri, l’Unione europea adesso prova a fare leva sul suo strumento più importante: il mercato unico. I governi dei 27 Stati membri hanno infatti dato un primo via libera alla riforma del regolamento sul sistema di preferenze generalizzate, ossia le norme che regolano i rapporti commerciali con i Paesi terzi in via di sviluppo e meno sviluppati. Nelle more della riforma, l’Ue ha inserito una postilla sulla migrazione: in sostanza, se tali Paesi vogliono continuare a esportare in Europa pagando dazi agevolati (o nulli), dovranno impegnarsi a riprendere i loro cittadini espulsi dagli Stati Ue.

Le tariffe preferenziali nascono allo scopo di favorire il commercio estero dei Paesi più poveri e di conseguenza il loro sviluppo. Finora, il regolamento prevede lo stop alle tariffe preferenziali nel caso in cui l’Ue accerti una grave violazione dei diritti umani. L’Italia, per esempio, grazie a questa clausola, ha chiesto e ottenuto nel 2019 la riattivazione dei dazi normali per le importazioni europee di riso da Cambogia e Myanmar. Se la riforma verrà approvata in via definitiva, adesso gli Stati Ue potrebbero chiedere una sanzione simile per i Paesi africani o asiatici che si rifutano di accogliere i loro cittadini espulsi dall’Europa. Inoltre, il testo prevede che lo stop alle agevolazioni sia più rapido, rimuovendo una serie di scogli burocratici.

Il meccanismo è stato proposto dalla Commissione e, dopo l’ok dei governi Ue, manca solo il via libera del Parlamento europeo. Difficilmente Strasburgo si opporrà alla proposta, visto il crescente consenso politico, anche nel centrosinistra, sul potenziamento dei rimpatri di migranti. Il governo socialista della Danimarca, per esempio, sta cercando di attuare un accordo con il Ruanda che prevede l’espulsione di migranti irregolari verso il Paese africano in cambio di finanziamenti. È la stessa misura su cui il Regno Unito ha ricevuto in questi giorni il via libera dalla Corte britannica.  https://europa.today.it

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