Rave party, ex procuratore Spataro contro Nordio

“Francamente sono senza parole”: l’ex procuratore Armando Spataro ha commentato così il decreto antirave del governo Meloni. Intervistato da Repubblica, Spataro parla anche di Carlo Nordio, ministro della Giustizia: “Nordio aveva denunciato l’eccesso del ‘panpenalismo’ e ora approva il nuovo reato di ‘rave party'”. L’ex pm, poi, spiega di avere sempre “riconosciuto, a certe condizioni, il diritto all’elettorato passivo dei magistrati, auspicando però la necessità – se eletti – di agire sempre coerentemente con i principi in cui si crede e che sono stati pubblicamente sventolati. Ma se quei principi vengono negati nel contesto politico in cui si opera, il rimedio è uno solo: la scelta altrettanto coerente di onorevoli dimissioni. Ovviamente è solo il mio pensiero”.

spataro

Sbagliato, secondo lui, anche il rinvio della riforma Cartabia: “Gioire per questo rinvio è sbagliato perché determina il grave rischio di rivisitare importanti norme. penali e procedurali, proprio sulle pene frutto di condivisibili raccomandazioni di istituzioni sovranazionali e della nostra Consulta, oltre che di attenzione al garantismo reale e non a quello di facciata. E del resto anche l’appello dei 26 Procuratori generali, da qualcuno strumentalizzato, si limitava a chiedere solo una disciplina transitoria”.

Parlando del caso specifico del decreto anti-rave, l’ex pm ha detto: “E’ inaccettabile un intervento che, con pene così elevate, introduce un reato assurdo per condotte che nella stragrande maggioranza dei casi non determinano certo atti di violenza o pericoli collettivi”.

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Infine, sull’emergenza migranti: “Convenzioni internazionali prevedono il diritto di tutti all’asilo e l’obbligo di assistenza nei confronti di chi – salvato in mare – dev’essere trasportato con urgenza nel porto sicuro più vicino: dal Mediterraneo, dunque, agli stati costieri, non in Norvegia o in Germania. Altro, ovviamente, è impegnarsi per un accordo che coinvolga tutti i paesi europei, ma rispettando i diritti di chi lascia il suo paese solo per una speranza di vita dignitosa”. liberoquotidiano.it

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