Tratto da un articolo di Michele Serra su www.repubblica.it – […] Se ventisette ministri, nel caso in questione i 27 ministri degli Esteri, o meglio ancora 27 premier, facessero della propria presenza fisica un’arma, anzi una testimonianza ben più forte di un’arma: che effetto farebbe, sulla scena del pianeta? Sarebbe o non sarebbe un atto inedito, una novità assoluta nel copione?
Mettiamo nel conto gli ostacoli logistici, l’imprudenza del viaggio, le accuse di un puro atto di propaganda. Ma valutiamo, anche, gli effetti concreti di un così evidente ribaltamento di quanto già visto e già sentito: “scudi umani” sono sempre stati, fin qui, civili inermi, povera gente la cui carne vale, sul mercato mediatico, il tempo di una fotografia pietosa, di un elzeviro solidale. Ma se a fare da scudo agli ucraini sotto la tempesta di fuoco fossero capi di governo e ministri, fosse l’Europa nella sua rappresentanza materiale?
Scudi umani a Kiev, un pensiero diverso
Ogni obiezione a questa immodesta proposta è perfettamente lecita. Per altro, in tempi di morte e di distruzione, è lecito anche pensare “diverso”, perché le bombe, scacciando le idee, le spingono anche molto più in là della normalità.
Proviamo a immaginare, anche solo per l’azzardo di un momento, che della “difesa comune europea”, della quale ormai ovunque si parla come di una necessità vitale, l’atto fondativo sia la testimonianza disarmata di ventisette uomini di Stato che si riuniscono a Kiev.