Matrice ideologica del femminicidio – di Lidia Sella

di Lidia SellaLa mattanza delle donne è il prodotto di modelli culturali creati ad hoc, tesi ad alimentare odio e divisione tra i sessi. Per sovvertire l’ordine naturale delle cose, è stata adottata una strategia articolata: si è privilegiata la competizione rispetto alla collaborazione, sostituito l’amore con il disprezzo e l’aggressività, uccisa la fedeltà in nome della libertà sessuale, anteposta la neccessità di un impiego alla sacralità del ruolo di madre e neutralizzata la propensione al risparmio con la febbre del consumismo. Una trappola diabolica e ben congegnata che, nel disorientare i popoli occidentali, li ha spinti sul baratro dell’estinzione.

Dal secondo dopoguerra, l’arma del “divide et impera” è stata utilizzata per realizzare il progetto mondialista di un’omologazione globale, mediante una progressiva dissoluzione del tessuto sociale. Bersaglio principale: la famiglia, colpita infatti su più fronti, in quanto pilastro, fulcro e veicolo di valori tradizionali.

Mettere gli uni contro gli altri, genitori e figli, lavoratori e imprenditori, professori e studenti, uomini e donne, ha prodotto rabbia, frustrazione, sofferenza. E non è certo un caso che, negli anni delle grandi contestazioni, la Fondazione Rockefeller abbia finanziato il movimento femminista. Invece di stimolare nei giovani la spiritualità, l’armonia, il rispetto, la comunione di intenti tra maschile e femminile, si è preferito coltivare violenza, turpiloquio, volgarità, sdoganare pornografia, droghe, scambi di coppia. E, soprattutto, imbrattare di sangue la TV, il cinema, i giornali.

I media al soldo dei poteri forti, incaricati di dare risonanza alla cronaca nera, forniscono raccapriccianti dettagli capaci di risvegliare, specie nei soggetti psicolabili, pericolosi istinti di emulazione.

Per poter instaurare il Nuovo Ordine Mondiale e procedere poi sulla via del transumanesimo e della robotizzazione, prima occorreva tuttavia fare tabula rasa di una cultura plurimillenaria, soffocare la nobiltà d’animo, abituarci all’orrore e all’abiezione, annacquare il confine tra bene e male. È come se fossimo insomma stati chiamati a organizzare il nostro stesso suicidio. E noi ci siamo dimostrati complici perfetti, tanto inconsapevoli, vili, acquiescenti, da aver purtroppo contribuito ad accelerare il tragico declino etico dell’Occidente.

Lidia  Sella – giornalista, scrittrice

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