Covid Usa, in 4 mesi 10mila contagiati tra i vaccinati

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Un totale di 10.262 contagi sono stati segnalati in persone completamente vaccinate contro Covid-19 negli Usa tra gennaio e aprile 2021. Sono i dati che emergono da un rapporto dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), relativo a un arco di tempo in cui sono state vaccinate circa 101 milioni di persone negli States. I casi di contagio post iniezione-scudo si sono verificati in 46 Stati e territori degli Usa.

Gli esperti puntualizzano che solo “una piccola percentuale di persone completamente vaccinate (cioè che hanno ricevuto tutte le dosi raccomandate di un vaccino Covid autorizzato) svilupperà infezioni sintomatiche o asintomatiche con Sars-CoV-2”, e che può succedere nonostante l’elevato livello di efficacia mostrato da questi prodotti che restano “strumento fondamentale per controllare la pandemia globale in corso”.

Il Cdc “sta lavorando con i dipartimenti sanitari statali e territoriali per indagare sulle infezioni da Sars-CoV-2 nei completamente vaccinati e per monitorare i trend per quanto riguarda le caratteristiche di questi casi e le varianti identificate”. Si guarda a quelle che vengono definite infezioni ‘da sfondamento’, cioè quando si rileva presenza del virus (Rna o antigene) in campioni respiratori prelevati in una persona oltre 14 giorni dopo l’ultima dose di vaccino Covid.

I dipartimenti sanitari statali segnalano volontariamente al Cdc le infezioni da sfondamento del vaccino. Tra i casi rilevati il 63% si è verificato in donne. L’età media dei pazienti è 58 anni, il 27% delle infezioni era asintomatica, il 10% ha riguardato pazienti noti per essere ricoverati in ospedale, 160 (2%) sono morti. Tra i 995 pazienti ospedalizzati, il 29% era asintomatico o ricoverato per motivi non legati a Covid. L’età mediana dei pazienti deceduti era di 82 anni e il 18% erano asintomatici o sono morti per una causa non correlata a Covid.

Guardando ai dati dei sequenziamenti virali, disponibili per il 5% dei casi segnalati, emerge che il 64% di questi era identificato come legato a varianti di preoccupazione (inglese nel 56% dei casi, seguita da californiana, brasiliana e africana). Gli esperti ricordano anche che nel periodo preso in considerazione la trasmissione di Sars-CoV-2 è continuata ad alti livelli in molte parti del Paese (erano circa 355.000 i casi segnalati a livello nazionale durante la settimana dal 24 al 30 aprile 2021).

E che sono attesi contagi fra i vaccinati, soprattutto prima che l’immunità della popolazione raggiunga livelli sufficienti per ridurre ulteriormente la trasmissione. Tuttavia, precisano dai Cdc, queste infezioni si verificano solo in una piccola frazione di tutte le persone vaccinate e rappresentano una piccola percentuale di tutti i casi Covid. La percentuale di contagi nei vaccinati attribuite a varianti preoccupanti è in linea con la percentuale di queste varianti circolanti negli Stati Uniti.

Gli autori del rapporto evidenziano alcuni limiti dell’analisi in questione, tra cui il fatto che il numero di casi segnalati è probabilmente una sottostima sostanziale di tutte le infezioni da Sars-CoV-2 tra le persone completamente vaccinate. A partire dall’1 maggio 2021, i Cdc sono comunque passati dal monitorare tutte le infezioni ‘da sfondamento del vaccino’ segnalate a indagare solo i casi tra pazienti che sono ospedalizzati o muoiono, concentrandosi quindi “su quelli di massima rilevanza da un punto di vista clinico e di salute pubblica”. I centri continueranno comunque a condurre studi in più siti per valutare l’efficacia del vaccino.  adnkronos

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