Covid, Gismondo: “Al Sacco variante nigeriana, il vaccino non funziona”

Maria Rita Gismondo

“Stiamo correndo un grosso rischio”. La virologa Maria Rita Gismondo, collega di Massimo Galli all’ospedale Sacco di Milano, spiega a DiMartedì, ospite di Giovanni Floris a La7, a cosa stiamo andando incontro tra coronavirus, vaccini e riaperture. La data fatidica attesa è quella del 26 aprile, ma la ricercatrice guarda già oltre.

Ci sarà una prima fase di grande vaccinazione, nella quale sarà necessario abbassare il più possibile la circolazione del virus. Ma da qui a poco andremo incontro a una vaccinazione simil-influenzale, con la vaccinazione della fascia realmente a rischio e l’altra assolutamente facoltativa. Dobbiamo dire alla gente che in questo momento è fondamentale non favorire la circolazione del virus e soprattutto l’insorgenza di varianti“, dice la Gismondo.

Gismondo: su alcune varianti i vaccini funzionano male

Eccola, la grande incognita, secondo la dr. Gismondo. “Rischiamo di selezionare virus con varianti che poi saranno difficilmente inseguibili con i vaccini attualmente in dotazione“. Quella inglese “è assolutamente coperta dagli attuali vaccini, ma non lo è quella nigeriana, che si sta già affacciando, ne abbiamo già un caso al Sacco. E i vaccini funzionano male anche con la variante brasiliana, quella sudafricana e quella giapponese, i vaccini funzionano molto male“. “Ed è per questo – commenta il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri – che dobbiamo procedere con grande cautela sulle riaperture”.

“La vaccinazione di massa in piena pandemia crea un mostro irrefrenabile”

Certo, non aiutano i continui stop & go sui vari vaccini, con i timori per i rischi di effetti collaterali dei vari sieri. L’ultimo riguarda per esempio quello di Johnson & Johnson, che in Italia verrà somministrato solo agli over 60 anni. “Su così pochi casi di trombosi dopo il vaccino – cerca di gettare acqua sul fuoco la biologa Barbara Gallavotti riguardo al vaccino più temuto e contestato, AstraZeneca -, è anche difficile stimare quale sia il rischio effettivo di morte. Diciamo che sia uno su un milione”.  liberoquotidiano.it

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