Mafia nigeriana, animalisti: riti sacrificali, galline e gatti sgozzati

riti sacrificali

Riti sacrificali e magia nera, la denuncia degli animalisti – Droga, prostituzione, raccolta di elemosine ma anche traffico di armi, queste sono le attività gestite dalla cosidetta mafia nigeriana, che opera in diverse zone d’Italia e che ha le sue basi in nove città: Torino, Verona, Bologna, Roma, Bari, Palermo, Castelvolturno e Napoli qui agiscono gruppi di malavita organizzata dedita appunto alle attività criminali.
Qualcuno a questo punto potrebbe chiedersi cosa ha a che spartire con tali attività un’associazione animalista? Nulla se non fosse che questa associazione criminale usa per soggiogare le ragazze dedite alla prostituzione riti ancestrali che si richiamano alla magia nera che spesso prevedono il sacrificio degli animali in particolare galline e gatti che vengono sgozzati e il cui sangue viene fatto bere ed il cuore fatto mangiare alle malcapitate che sono cosi sottomesse a queste folli stregonerie.

L’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente ha denunciato l’uso di questi riti nella zona di Porta Palazzo a Torino dove presente una forte comunità nigeriana e dove le “maman” le sacerdotesse di questi riti compiono riti sacrificali di sottomissione cosi come avviene nelle campagne di San Vito di Gaggiano e nella zona di Castelvolturno.

“I riti sacrificali per quanto riguarda gli animali sono molto semplici, le galline vengono bardate con dei nastrini colorati e poi sgozzate nelle vasche da bagno o comunque in catini dove il sangue viene raccolto e poi fatto bere alle adepte da sottomettere alla magia nera cosi facendo secondo queste credenze la donna si immedesima nella gallina, nella cui testa vengono poi inseriti degli spilli che sono il vero cuore del rito, per i gatti la situazione è diversa, dopo essere stati uccisi e sezionati ai mici viene tolto il cuore che viene poi fatto mangiare crudo in piccole porzioni alle sottomesse- ci dice Lorenzo Croce presidente nazionale di AIDAA- si tratta di riti abbastanza comuni in Africa ma che qui fanno accapponare la pelle e per le quali non stiamo predisponendo un nuovo dossier da inviare alle procure delle nove città sopracitate dopo le denunce gia inviate nei mesi scorsi a Torino”.

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