Governo, tutti i finti ultimatum di Renzi a Conte

Plastic tax e sugar tax. Alzi la mano chi se le ricorda. Era l’autunno del 2019 e nell’Italia pre-pandemia la maggioranza discuteva, con decisione, di questo. E a far discutere era, soprattutto, Matteo Renzi. Perché il leader di Iv, che oggi minaccia la crisi, nell’ultimo anno ha giocato spesso a far ballare il governo, lanciando più volte i suoi ultimatum a Conte. Ed è cominciato tutto proprio con la plastic tax.

Nato da pochi mesi, il Conte II deve subito affrontare l’impegnativa prova della legge di Bilancio. Iv sbuffa e scalcia, abbandona i lavori del tavolo di maggioranza e annuncia un suo emendamento alla manovra. Renzi promette: “Il governo non alzerà mai le tasse”. Subito spazientito, Dario Franceschini twitta: “Un ultimatum al giorno toglie il governo di torno”. Ma, in realtà, si tratta solo di un penultimatum. Lo aveva già spiegato lo stesso Renzi dal palco della Leopolda 10 parlando del governo: “L’abbiamo fatto partire un mese fa, se lo facciamo cadere dopo un mese ti ricoverano per schizofrenia. Se lanciamo delle idee non potete dirci che sono ultimatum”.

Passata la buriana plastic e sugar tax, il governo naviga in acque tranquille. Per poco, però. Perché a inizio 2020 scoppia la questione prescrizione. Renzi mette nel mirino uno dei suoi obiettivi preferiti, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: “Cambi la prescrizione o ci vediamo in Senato“, tuona. E per far capire che fa sul serio, la delegazione di Iv non partecipa al Cdm che deve votare il ‘lodo Conte’ (anche questo, chi se lo ricorda?).

Renzi diffonde una enews al vetriolo: “Non molliamo!”, mentre ai suoi dice: “Il testo del ‘lodo Conte bis’ se lo voteranno gli altri”. Il governo sembra al capolinea. Il Cdm approva il provvedimento senza Iv e Conte perde la pazienza: “È chiaro che Iv deve chiarire non solo a me ma anche al Paese che cosa intende fare”. Eppure, l’ascia di guerra viene seppellita. Per il momento. Nei mesi a seguire, con l’arrivo del coronavirus, governo, maggioranza e il Paese intero hanno davvero altro a cui pensare. Le “idee” che lancia Renzi, però, sono solo in stand by.

In primavera, terminata la prima, drammatica, fase dell’emergenza Covid il leader di Iv ritorna al centro della scena. A fine aprile Conte si presenta in Senato per discutere della Fase2. Renzi sferza il premier: “Glielo diciamo in faccia: siamo a un bivio. E’ stato bravo a rassicurare gli italiani, è stato molto bravo. Ora c’è una ricostruzione da fare che è devastante e richiederà visione e scelte coraggiose. Se sceglierà la strada del populismo non avrà al suo fianco Italia viva”.

Per mettere Conte di nuovo davanti a questo “bivio”, Renzi evoca l’immagine che ha ritirato fuori in queste ore: “Non abbiamo negato i pieni poteri a Salvini per darli ad altri”. La temperatura nella maggioranza torna a salire. Scoppia il caso regolarizzazioni dei migranti, con la capo delegazione di Iv Teresa Bellanova che minaccia le dimissioni, e la questione ‘Piano shock’: “Italia Viva ha incontrato il premier Conte e gli ha consegnato il nostro messaggio per il futuro. Nelle prossime ore, capiremo dal Presidente del Consiglio se, sui punti che abbiamo posto, possiamo camminare insieme”, annuncia Renzi nella sua enews.

Ancora una volta, il governo balla. Intanto in quegli stessi giorni circola una frase che il leader di Iv avrebbe detto ai suoi: “Finito il picco dell’emergenza faremo i conti con il premier”. Seguono interviste e repliche al vetriolo tra le varie parti. Del resto, nei mesi dell’emergenza Covid Renzi non perde occasione per smarcarsi dalla linea ‘dura’ del governo. Lo fa soprattuto al grido di “non dobbiamo morire di Covid ma non possiamo morire di fame”. Così per primo chiede la riapertura di fabbriche e scuole (era Pasqua), poi di librerie e Chiese. E si arrabbia quando nel ciclone finiscono i runner: “Sostenere che si debba usare la mascherina mentre si corre è semplicemente assurdo”, twitta.

E si arriva a maggio, quando la pietra della discordia è ancora il ministro Bonafede. Contro di lui il centrodestra presenta una mozione di sfiducia e per giorni Iv lascia intendere che potrebbe appoggiarla. Al culmine di un crescendo di polemiche e tensioni, è sempre Renzi a prendere la parola in Senato per annunciare che Iv salverà il Guardasigilli (e il governo): “Quando portiamo delle idee non stiamo cercando visibilità”. Con l’estate, l’ex premier ricomincia a lasciare le sue “idee”. “Presidente – dice il leader di Iv in Senato rivolgendosi a Conte -, sorprenda il Parlamento e il Paese. Anziché una task force, andiamo in aula ad agosto, sfidiamo l’opposizione e diciamo come vogliamo spendere questi soldi”.

E’ la ‘stagione’ del Recovery fund e del Mes, quella che dura ancora oggi e che vede spesso Renzi sulle barricate a bersagliare soprattutto Conte e il M5s. In pieno agosto, in una intervista, ancora vengono spese parole ultimative: “Conte deve battere un colpo sul Mes. O c’è un esecutivo politico forte, come spero, o si farà strada l’ipotesi di un governo tecnico o di unità nazionale”. Siamo ai giorni nostri, all’ultimo degli ultimatum pronunciato in Senato qualche giorno fa dall’ex premier davanti al premier: “Le nostre poltrone sono a sua disposizione”. Chiaro? Perchè altrimenti c’è l’intervista a ‘El Pais’: “Se Conte chiede pieni poteri come Salvini, Iv ritira il suo sostegno”.  ADNKRONOS

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