Meluzzi: il filo rosso che lega Covid, governance mondiale, immigrazione e distruzione della famiglia

Giorgio Bartolomucci, giornalista e Segretario Generale Comitato Promotore Festival della Diplomazia, intervista il prof. Alessandro Meluzzi.


foto Alessandro Meluzzi – Facebook

B. – Quest’anno il titolo del Festival della Diplomazia è molto forte: reset control, quell’ordine che si impartisce ad un computer quando appare impazzito e, in altre parole, si potrebbe dire “Azzeriamo tutto, soprattutto dopo la pandemia. Quindi, vogliamo discutere un po’ di tutte le trasformazioni che si stanno verificando mettendo in crisi ancora una volta quello che è il concetto di multilateralismo e l’affievolirsi di principi di governance globale nei cui riguardi lei si è sempre espresso in maniera molto molto critica. Bene, adesso, vorremmo chiederle alla luce del suo ultimo volume “Attacco alla famiglia” in che modo questa crisi che stiamo vivendo potrĂ  avere delle ricadute fra la famiglia e le relazioni Internazionali e i sistemi di governance globale.

M. – “Bene, tra le cose che devono essere resettate…vede questo reset non è un reset spontaneo determinato semplicemente dalle leggi dell’entropia, della tendenza al caos…e direi anche i virus come il covid sono piĂą effetto che causa di una strategia. Quindi, non è che il covid ha resettato tutto come una bomba nucleare dobbiamo ricostruire tutto. No, c’è una strategia precisa di reset. Questo reset implica che ci sono alcune cose che sono un ostacolo, un rallentamento, uno zavorramento, a dei cambiamenti di funzionalitĂ  del mondo che qualcuno soggettivamente, con una strategia precisa, vuole introdurre nel quadro di quella mondializzazione, globalizzazione, governo delle Ă©lite finanziarie mondiali dei quali ho parlato ormai mille volte e –  tra gli ostacoli a questa globalizzazione livellante, a questo migrazionismo diffuso, a questa cancellazione di quel ceto medio che rappresenta un certo elemento di rallentamento e di vischiositĂ  del sistema – la famiglia tradizionale fatta da madre, padre, figlio rappresenta sicuramente un ostacolo perchĂ© è un luogo di trasmissione di valori, è un luogo di trasmissione di patrimoni, è un luogo di trasmissione immobiliare, è un luogo di trasmissione valoriale, è un luogo di trasmissione genetica, è un luogo di trasmissione affettiva e, quindi, è qualche cosa che rallenta una visione del mondo globalizzato, atomizzato, frammentizzato, entropizzato nel quale si vuole da parte di un’élite finanziaria tecnocratico mediatico globale avere un’umanitĂ  fatta di monadi Leibziani senza finestre, di atomi scollegati, di individui che non sono piĂą madri, padri, figli, genitori, nonni, ma soltanto consumatori possibilmente isolati, possibilmente trasferibili, possibilmente colonizzabili, possibilmente spostabili e che devono tutt’al piĂą – non produrre perchĂ© ormai a produrre sono le macchine in una ragione che Jeremy Rifkin aveva giĂ  spiegato tanti anni fa e certamente non è uno di destra – ma siccome i beni vengono prodotti da altri beni cioè da altre macchine, all’umanitĂ  rimane soltanto il destino di puro consumatore. Quindi deve essere dato ad ognuno un salario di cittadinanza per poter consumare quel tanto di lattine di coca cola, quel tanto di smartphone fabbricati in Cina, di jeans secondo le norme della pubblicitĂ  previste, senza ulteriormente rompere le palle a nessun altro; quindi non ci devono essere proprietĂ  immobiliari ma le case devono essere in affitto. Ci deve essere una pronta mobilitĂ , ognuno non può produrre il proprio reddito col proprio lavoro perchĂ© se no è troppo autonomo, anche politicamente, quindi deve dipendere attraverso strumenti come i sussidi, i salari di cittadinanza da una superiore autoritĂ  politica a sua volta governata da un’élite finanziaria. Quindi, in tutto questo, la famiglia è un ostacolo assoluto perchĂ© ci sono padri e figli, maschi e femmine, nonni e nipoti mentre, invece, si vuole si vuole un uomo, un essere umano che non deve avere nĂ© genere, non deve essere nĂ© maschio nĂ© femmina, i figli possibilmente vanno fatti artificialmente, gli ormoni e gli psicofarmaci, le droghe, devono governare tutto come nel nuovo mondo, nel ritorno di un nuovo mondo di Aldous Huxley perchĂ© siamo molto oltre ad Orwell e, quindi, in questa strategia la famiglia deve essere cancellata il piĂą rapidamente possibilmente. Anche agenzie che la vorrebbero difendere, agenzie morali come la chiesa cattolica sono state svendute da questo punto di vista, e rimangono solo due modelli di famiglia guarda caso perfettamente funzionali all’élite che stanno governando il pianeta. Uno è il modello taoista confuciano dei Regni combattenti Cinesi della famiglia nuclearizzata, atomizzata che consente all’élite del partito comunista cines,e a sua volta governato da ben altre Ă©lite di altra natura, di governare senza grandi problemi e senza grandi rischi un miliardo e mezzo di uomini senza nessuna libertĂ , e il modello Islamico di una visione monoteistama senza libertĂ  di coscienza che contrasta con la cultura Giudaica Cristiano tradizionale e di quella occidentale tra Atene e Roma e Gerusalemme in cui siamo cresciuti e, quindi, una dimensione del mondo che deve cancellare la libertĂ  dell’uomo greco, la libertĂ  dell’uomo cristiano, deve cancellare la famiglia tradizionale e i suoi valori e consegnarci, invece, a questa dittatura non dei presta monete, ma a degli stampatori di monete.

B. – Mi sembra che lei stia in qualche modo mostrando una sfida che è fra modelli, ma anche fra Aree del mondo. Quindi, in qualche modo, il confronto diplomatico come può servire a superare queste contrapposizioni se potrĂ  riuscirci??

M. – Ma vede, qui, noi dal punto di vista abbiamo due scenari: o Trump vince le elezioni e quindi una certa linea di resistenza delle sovranitĂ  Nazionali dei Paesi, dei popoli e delle loro radice che nel caso di Trump hanno la loro matrice nella Mary Flower e nella nave dei quaccheri puritani che vanno a riformare il nuovo mondo. Quindi, il modello, Americano tradizionale oppure Trump viene cancellato dalla storia e, allora, vincerĂ  quel Bill Gates che ha giĂ  deciso una globalizzazione del mondo in cui il modello è che la produzione la devono fare i Cinesi che, tanto, con un piatto di riso vanno avanti un mese e, come dire, fanno i computer della Apple in maniera abbastanza affidabile. L’enorme accumulazione del plus valore realizzato da quelle famiglie senza figli o con un solo figlio deve essere riciclato nel debito pubblico americano attraverso il deep state DEme, quindi, questo isolerĂ  definitivamente il mondo ortodosso russo che è l’ultima linea di resistenza della cultura cristiana tradizionale come Du Jin ci ha spiegato 10 volte e, quindi, questo consentirĂ  da una parte l’afroislamizzazione dell’Europa che ha perso, ormai, come dire per ragioni demografiche e quindi deve essere ridotta come l’Italia a una sorta di campo profughi e ad una sorta, appunto, di luogo di smistamento della migrazione afroislamica e, quindi, il gioco sarĂ  fatto. Se, invece, una linea di resistenza geopolitica si creerĂ , potrebbe esserci un qualche tentativo di riscossa dei popoli sovrani anche attraverso l’apertura di un dialogo tra la Russia e gli Stati Uniti d’America che ponga fine ad un’egemonia che il mondo finanziario globalizzato internazionale quello che per usare dei nomi slogan Rothschild, Soros, Bill States, Bill Gates, ha delegato alla Cina. E, quindi, questa islamizzazione targata finanza e Cina potrebbe essere contrastata da un’Europa dei popoli alleata alla’America di Trump e alla Russia di Putin però è uno scenario difficilissimo da realizzarsi anche perchĂ© il potere vero finanziario, tecnocratico, mediatico, comunicativo, del grand meanstream planetario del potere tira dalla direzione opposta e, quindi in questo senso certamente non verrĂ  nessun aiuto alla difesa della famiglia da questo mondo che, invece, la vuole azzerare. Ripeto, l’Islam è una questione particolare perchĂ© il mondo islamico è un mondo talmente eterodiretto dai suoi capi che, alla fine, è perfettamente funzionale ad un potere globalizzato come si è visto bene nelle vicende dell’Isis governata dai servizi segreti Occidentali.

B. – La pandemia da covid sta rischiando di nascondere altre grandi emergenze che il nostro pianeta deve ancora affrontare. E sto facendo riferimento ai cambiamenti climatici, alla transazione energetica, a un disequilibrio Nord Sud e, soprattutto, al fenomeno della migrazione. Secondo lei che cosa succederĂ  nei prossimi venti anni?

M. – Dipende da chi vince la partita. Se vince la partita chi la sta vincendo adesso e l’ha vinta fino ad ora e che probabilmente continuerĂ  a vincerla, molto semplicemente l’Europa vedrĂ  dell’Italia un grande hotspot della migrazione afroislamica come giĂ  preconizzato bene da Oriana Fallaci 30 anni fa, ci sarĂ  un progressivo cambio etnico dei popoli Europei, resisterĂ  un poco di produzione industriale soltanto in una Germania totalmente asservita al globalismo e credo che, quindi, la nostra sorte sarĂ  segnata avendo come migliore delle ipotesi quella di essere una pizzeria per operai poveri tedeschi e un hotspot per afroislamici. Dal punto di vista generale, evidentemente le migrazioni seguiranno i contorni della demografia. Certamente, i Cinesi faranno i Cinesi e continueranno a fare i Cinesi e si vede che fine fanno fare agli uiguri musulmani in Sinkiang e, quindi, da questo punto di vista le culture forti, anche se alleate con il globalismo come i Cinesi, continueranno a marciare con la forza della loro demografia e della loro produzione industriale. La Russia sarĂ  aggredita e assediata sempre di piĂą come è stato con l’Ucraina, come è stato con la Bielorussia, come è adesso in Armenia perchĂ©, appunto, il potere sorosiano delle rivoluzioni arancioni, finanziato dalla grande finanza bancaria globalizzata, non può tollerare la linea di resistenza di una Russia Nazionalista e, quindi, la Russia sarĂ  sempre piĂą circondata, piĂą assediata. L’America dipende da quello che accadrĂ  perchĂ© se Trump sarĂ  sconfitto, sarĂ  sconfitto. Se non sarĂ  sconfitto cercheranno di eliminarlo per via fisica. Questo, credo, sia quasi sicuro però anche li c’è una linea di resistenza di una NazionalitĂ  sovrana e, quindi anche li staremo a vedere.

B. – Bene. Concludiamo la nostra intervista…h o capito che è difficile trovare il filo della matassa, e quindi una bussola che ci conduca…poi

M. – La bussola, certo, non è quella dei cambiamenti climatici delle farse alla Greta Thunberg, anche perchĂ© se lei guarda i racconti dell’occupazione della Britannia di Cesare, scoprirĂ  che nelle isole britanniche 2000 anni fa si faceva il vino. Poi, nel 1600 come basta vedere nei quadri fiamminghi, si pattinava sul Tamigi e sulla senna, e adesso siamo nuovamente in una fase di riscaldamento. Quindi, le fasi di riscaldamento e di raffreddamento del Pianeta si alterano anche in cicli brevi senza che l’emissione degli idrocarburi abbia scientificamente mai dimostrato di poter cambiare di una virgola le emissioni. Che adesso delle Ă©lites abbiamo puntato su quella ragazzina autistica per fare la pubblicitĂ  ad una specie di green economy che deve servire soprattutto a produrre dei pannelli solari pieni di cadmio che fanno venire il cancro e delle macchine eletrettiche alla tesla che sono gli oggetti piĂą inquinanti che siano mai stati concepiti è un’altra questione ma non crediamo alla balla dei cambiamenti climatici per favore, se non nei cicli naturali.

B. – Bene. Questa intervista è andata come mi aspettavo, con lei che segnalava tantissime posizioni che non sono quelle stream, che non sono quelle ufficiali.

M. – Ma purtroppo, sa, io cerco di documentarmi su delle fonti che non sono quelle che leggiamo sui giornali di chi è passato dal produrre automobili che non è piĂą delegato a produrre ma mascherine però sempre coi soldi dello Stato. Parlo della Fiat e degli Elkann, visto che sono a Torino, che hanno preso 6 miliardi e mezzo giusto poco tempo fa e che adesso devono produrre mascherine invece che macchine. Credo che sia anche piĂą facile.

B. – Lei rappresenta questo elemento che noi abbiamo sempre voluto inserire all’interno del festival della diplomazia che è anche andare un po’ controcorrente proprio per stimolare un dibattito.

M. – Ma io voglio anche sfatare questo mito. Io non voglio andare affatto corrente, sarei felicissimo di andare nella corrente. Purtroppo finchĂ© ho degli occhiali non riesco a foderarli di prosciutto per non vedere la realtĂ . Poi, che ci sia qualcuno che o per convenienza o per conformismo o per stupiditĂ  non voglia vedere le cose come stanno, è un problema suo. Ma io ormai per fortuna sono abbastanza vecchio e spero anche abbastanza saggio da non sentirmi costretto a dover recitare delle parti. Implicherebbero una negazione della contemplazione della realtĂ . Poi, sai io non ho particolari opinioni politiche, non faccio parte di nessun partito, non ho interessi specifici e, quindi, mi limito a documentare quello che tutti possono vedere semplicemente studiando delle fonti aperte, attendibili. Credo che quindi da questo punto di vista non ci sia nessun eroismo.