Tonelli: contro di me vergognosa ghigliottina mediatico-giudiziaria

“La vergognosa ghigliottina mediatico-giudiziaria padrona delle dinamiche pubbliche italiane opera a pieno regime. Da giorni sono oggetto di un vile tentativo di delegittimazione personale e politico dai contorni surreali”. Il parlamentare della Lega Gianni Tonelli, entrato alla Camera dei Deputati il 4 marzo del 2018 dopo aver lasciato, da poliziotto, la carica di Segretario Generale del Sap, commenta così le accuse di aver inviato alle casse del partito 21mila euro e altri 20mila con un unico bonifico.

“Quando ho accettato la candidatura ho assunto l’impegno morale di non ricercare vantaggi, tantomeno economici, e per questo di trattenere dallo stipendio di parlamentare solamente la somma precedentemente percepita da poliziotto – spiega – Un virtuosismo inedito che la malafede della ghigliottina mediatico-giudiziaria ha la pretesa di trasformare in negatività criminale. Una lunga serie di quotidiani a partire dalla Stampa passando per il Fatto Quotidiano per approdare persino a Dagospia hanno ritenuto, sulla base delle informative degli ispettori della Banca D’Italia e del nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, che i miei versamenti fossero ‘anomali’ ed eccessivi soprattutto se rapportati alla denuncia dei redditi del 2017, nettamente inferiore ai versamenti operati a favore della Lega negli anni 2018 e 2019.

Si vuole paventare che io abbia versato alla Lega soldi riciclati di provenienza illecita al di fuori delle mie possibilità economiche sulla base della denuncia dei redditi del 2017 – incalza Tonelli – In effetti non bisogna fare alcuna fatica per smascherare la colossale bufala che si smentisce da sola analizzando gli articoli pubblicati. Dagli stessi si rileva che sono entrato in parlamento il 4marzo 2018 e pertanto i generosi versamenti sono pienamente compatibili con il nuovo trattamento economico, quindi non anomali. Ma anche che nel 2017 ero un poliziotto e pertanto percepivo il corrispondente stipendio.

Chi ha ordito questa tramesca lo ha fatto in malafede. È inverosimile pensare che gli Ispettori della Banca d’Italia e i colleghi della Guardia di Finanza si siano presi il disturbo di analizzare la mia denuncia dei redditi 2017 senza rilevare che in quell’anno il datore di lavoro era il Ministero dell’Interno e che lo stipendio di un poliziotto non è uguale a quello di un parlamentare”.

E ancora: “Altrettanto inverosimile sostenere, per i motivi appena evidenziati, che coloro che hanno pubblicato la notizia non fossero consapevoli della bufala diffamatoria ai miei danni. Non finisce qui -annuncia il parlamentare ex sindacalista – presenterò denuncia-querela a tutte le procure dove hanno sede i quotidiani che si sono prestati a questa azione vergognosa nella speranza che almeno una vorrà, per amore di verità e giustizia, sanzionare questa infamia e porterò la questione nella Commissione Bicamerale Antimafia di cui sono Segretario. Non conosco gli atti dell’inchiesta a cui sono stato associato in quanto ancora segretati ma se tanto mi da tanto anche tutto il resto risulterà una bufala che, però, avrà contribuito ad alimentare la devianza eversiva dell’ordine democratico che da 30 anni condiziona totalmente la vita pubblica del nostro Paese. Il malaffare e le mafie brindano”.
(Sil/Adnkronos)

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