L’Emilia Romagna e l’assurdità degli asili nido obbligatori

Il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, durante un suo intervento su TgPost, a proposito del denaro messo a disposizione dalla Regione per gli asili, ha manifestato un’intenzione che, forse, avrebbe voluto essere l’espressione di uno spirito “progressista” ed “europeista” ma che, invece, ha messo i brividi e allarmato molti: in futuro gli asili nido dovranno diventare obbligatori. La motivazione ha dell’incredibile: secondo i risultati dei test Invalsi gli studenti che sono andati al nido sarebbero i più preparati.

L’affermazione, tra l’altro, arriva dal presidente di quella Regione, appunto l’Emila Romagna, che è ancora nell’occhio del ciclone per il gravissimo scandalo di Bibbiano, le cui dimensioni si stanno, peraltro, ancora accertando.

Sbandierare alla luce di tutto questo, ovvero l’obbligatorietà del nido, per il futuro, sa tanto di sottrazione di minori o, quanto meno, della negazione del diritto naturale ad essere madre e occuparsi del proprio figlio.

Persino a Sparta i bambini vivevano con la propria madre fino ai 7 anni di età, staccarli prima dei 4 o 5 anni e per forza, dall’affetto di colei con cui hanno per mesi convissuto in una simbiosi strettissima e colma di interazioni psichiche e persino chimiche, significa farne persone con una psiche fragile perché non più “nutrita” dalla presenza materna.

Viene allora da chiedersi a che giova tutto questo, se alla luce della crisi che ormai da molto tempo attanaglia l’Europa, una crisi che è innanzitutto morale e poi economica, non si è ancora compreso che la famiglia è la vera cellula fondante della società e che come tale va preservata con tutti i mezzi possibili che la società dispone, anziché provvedere ad accelerarne, come continuamente accade, al suo smantellamento.

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