Sardine in piazza a sostegno di chi governa. Lo fece anche Pinochet

Roma – pagina  7COLLI – Arrivano, sciamano e se ne vanno. Le sardine saranno oggi a San Giovanni, spalleggeranno il governo del Paese – succedeva anche con Pinochet in Cile  – e poi torneranno a casa da mamma e papà. La rivoluzione durerà un pomeriggio.

Sono spinti dai mass media e questo basti a definirli ragazzi fortunati. Ma proprio perché sono spinti dai mass media sono anche un po’ sfortunati, perché da Trump alla Brexit al sovranismo tricolore, i grandi giornalisti non ci stanno capendo molto. Fanno solo cagnara e portano pure un po’ sfiga.

Per tenere a distanza CasaPound, sempre più pericolosa perché sbeffeggia persino Zuckerberg in tribunale, hanno già annunciato che canteranno Bella Ciao, il che non depone molto a favore della loro originalità. Ma la Prody’s school è fatta così, bisogna prenderli come sono.

Chissà se tra gli inviti ammessi a questo 25 aprile a scoppio ritardato figureranno quelli della Brigata Ebraica e i rappresentanti dei palestinesi in Italia. Le mazzate alla festa delle sardine non aiuterebbero in popolarità.

Alla fine di loro resterà quel che la sorte ha riservato a girotondi e forconi, e ai gilet di varie pezzature e colori. La politica di solito dovrebbe essere cosa seria. E qui c’è solo avversione contro il “nemico”. Che “non ha il diritto a farsi ascoltare”, hanno scritto nel loro “manifesto”. Una frase pericolosissima che non è stata censurata come meritava, a conferma della protezione della grande stampa che li coccola. Mai visti così tanti bacetti nei confronti di chi protesta contro l’opposizione e non contro chi governa. Sono i figli della paura della sconfitta elettorale, il contrario della democrazia con cui si sciacquano la bocca tra un biberon e l’altro.

Manifestino pure, e poi consegnino la piazza ai cittadini di Roma. Che a differenza delle sardine non hanno paura delle urne e anzi le invocano. Perché nel frattempo c’è anche la pratica Raggi da sbrigare.

 

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