Franco Bechis, grave errore di Conte su Siri: “Cosa non torna”

Forse Giuseppe Conte non aveva altra scelta, “perché come politico è una creatura dei grillini”. Ma aver eseguito su Armando Siri l’ordine del suo “azionista di maggioranza, che è il M5s”, altro non è se non uno “sgambetto a Matteo Salvini”.

Sul Tempo il direttore Franco Bechis analizza la scelta del premier di togliere le deleghe al sottosegretario leghista alle Infrastrutture indagato per corruzione sottolineando come per non provocare con la sua accelerazione una crisi di governo immediata l’avvocato sia sia “parecchio arrampicato sui muri”. Certo, la motivazione scelta da Conte per giustificare il siluramento di Siri (“un comportamento politico ritenuto talmente grave da avere fatto cadere ogni rapporto di fiducia”) ha disinnescato in un colpo il rischio di automatismo indagine-espulsione e concede un comodo precedente in caso simili episodi si verifichino in futuro, magari con un grillino. Sarà il premier a decidere, dunque, di volta in volta.

La via d’uscita, però, sottolinea Bechis, è stretta e potrebbe non salvarlo. “Dal decreto dignità alla stessa legge di bilancio per il 2019 il premier Conte ha apposto la sua firma sotto articoli e commi di legge che non vanno affatto a vantaggio di tutti gli italiani, ma solo di alcuni”, commettendo cioè la stessa “colpa” del leghista. Per questo quella del premier “è stata una sceneggiata: ha preso una decisione che non poteva fuggire e ha provato a vestirla con abiti di scena che dessero meno nell’occhio“.

Salvini per ora non può fare molto: “Se facesse cadere il governo solo per difendere un suo sottosegretario accusato di corruzione – analizza Bechis -, pagherebbe cara la scelta nelle urne”. Questa vicenda nell’immediato “un po’ costerà a Salvini” e “all’inizio sembrerà un danno di immagine, ma forse alla fine pure un vantaggio: potrà smarcarsi più credibilmente dalle cose indigeribili al suo elettorato varate da questo esecutivo”.  liberoquotidiano.it

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