Padre Spadaro, il gesuita che vuole trasformare la Chiesa in una ONG

di Giuseppe Fontana – Stanza 101 – Era  il lontano 1972, quando, in occasione della solennità dei Ss Pietro e Paolo, Sua Santità Papa Montini, con evidente riferimento ai primi nefasti esiti postconciliari, rivolgendosi alla gremita folla assiepata l’antistante Basilica di San Pietro, con voce ferma tuonò “..da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio!”.  A ben guardare l’odierno atteggiamento di talune figure ecclesiastiche, sempre più affaccendate ed asservite alla relativizzazione e strumentalizzazione dello stesso  messaggio cristiano in chiave pro-immigrazione,  verrebbe da aggiungere che “mai frase fu così profetica”.

Fra i tanti esponenti del relativismo ecclesiastico meritevoli di nota, risalta su tutti il gesuita Padre Antonio Spadaro. Figura di spicco di Civilità Cattolica, spesso accreditato come spin doctor di Papa Bergoglio, rappresenta, in compagnia di Padre Martin e Padre Leonardi, uno dei volti del “tridente relativista” che, servendosi della potente struttura gesuita, tenta di spingere la Chiesa Cattolica verso quell’abisso che lo stesso Papa Pio X definì “La grande eresia modernista”. Tutto ciò francamente appare alquanto paradossale, soprattutto all’emergere che, tra i reali intenti di  Sant’ Ignazio da Loyola fondatore della stessa Compagnia di Gesù, vi fu proprio la strenua difesa di quell’ortodossia cattolica innanzi a quel dilagare di riformismo e giurisdizionalismo che, nel XVI Secolo, tanto minacciarono la sopravvivenza stessa della Chiesa Apostolica Romana.

Trascorsi secoli di indiscussa fedeltà, da risorsa, ben presto parte dell’appartato gesuita, cedendo alle lusinghe dell’eretica Teologia della Liberazione, si è tramutato in una sorta di ammorbante e delirante piaga relativista. Dove, persino la trascendenza del massaggio cristiano deve, sotto i colpi del relativismo, piegarsi alle immanenti esigenze di una società- e Chiesa- sempre più nichilista ed orgogliosa di esserlo. Tali devianze, negli ultimi decenni, furono riscontrate e coraggiosamente affrontata attraverso i vari ammonimenti che, a partire da Paolo VI, passando per Papa Pacelli, e finendo con Giovanni Paolo II, colpirono l’ordine gesuita al fine di arginarne l’ala estrema che, poco incline al rispetto della vera Dottrina della Chiesa, troppo spesso fondeva “fede e politica” in un profano miscuglio.

Nel corso di pochi lustri, le ferme opposizioni, affievolendosi, concessero largo spazio alla proliferazione del relativismo gesuita  che, espandendosi in seno alla Chiesa, ne vanifica tutt’oggi l’efficacia stessa del reale messaggio cristiano. Del resto, risulta evidente e limpida l’inversa correlazione esistente tra l’aumento del loro peso e lo spopolamento delle parrocchie  da parte dei fedeli, ormai troppo stufi di dar rilevanza ad ideologiche e banali provocazioni che da taluni pulpiti giungono fino ai banchi dell’assemblea. Satana non esiste, il vero volto del male per costoro prende il nome di Salvini, Orban e Trump. Inoltre,sorge il lecito sospetto che dietro talune pesanti prese di posizione della Chiesa, vi sia la funesta ombra di qualche “cattivo” consigliere che, approfittando dell’ingenuità di Papa Francesco, ne stimoli, per citare un esempio, una reazione in merito alla costruzione di un muro tra Stati Uniti e Messico, salvo poi al contempo farlo cadere, in un imbarazzante e paradossale silenzio, innanzi  alle politiche pro-aborto presentate dall’allora candidata alla Casa Bianca Hillary Clinton.

Il  vanitoso, quanto appariscente, Padre Antonio Spadaro, poco incline a quella tipica prudenza e pia riservatezza sacerdotale, sempre più affaccendato ed immerso nel suo ruolo social, rappresenta colui che, della Chiesa, ne farebbe volentieri un enorme contenitore a targa ONG capace di contenere di tutto in nome del nulla. Unico prerequisito per poterci entrare, non è tuttavia la fede -visto che a priori andrebbe relativizzata- bensì l’ accondiscendenza in merito alla questione inerente all’accoglienza dei migranti. Di qui, il passo al culto della “creatura” a scapito della fede e della speranza da riporre nei confronti del “Creatore”, risulta esser estremamente breve.

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