Beffa ai terremotati: le piste ciclabili nei luoghi del sisma sono uno schiaffo

I compagnucci della regione Marche si illudono: ma sulle loro sciocchezze bisogna fare luce. È incredibile. Il terremoto 2016 devastò il territorio e loro prendono i quattrini europei per finanziare un bel po’ di piste ciclabili con una decina di milioni tra un esercizio e l’altro.

Lungo le strade insanguinate non si vede ricostruzione ma la giunta regionale rossa pensa ad altro. E tra oggi e domani il vicepresidente della Camera, l’esponente di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli, probabilmente dovrebbe depositare una nuova e ancora più dettagliata interrogazione. Perché questa storia non può passare sotto silenzio. È uno schiaffo in faccia alle popolazioni.

La denuncia di Rampelli

I comitati sorti dopo il terremoto stanno protestando invano, ma il presidente Ceriscioli e i suoi assessori se ne fregano. Addirittura il sindaco di Pesaro, il piddino Matteo Ricci, si mette a querelare le persone che ancora soffrono.

Dopo due anni e mezzo – ha denunciato Rampelli in una prima interrogazione a Conte, Costa e Toninelli – tante famiglie “vivono ancora nei container” e ha snocciolato dati terribili, che probabilmente sono destinati a crescere: 31mila persone sfollate (935 in albergo a 747mila mensili; totale oltre 12mila per 82 milioni di euro); 45mila edifici inagibili; chiuse 500 imprese e migliaia di persone rimaste senza lavoro.

E’ davvero immorale spendere quattrini per le piste ciclabili: non si ricostruiscono strade, caserme, ponti, ospedali, uffici, negozi, case. No, i terremotati devono pedalare. Anche se la bicicletta non l’hanno voluta.

“Prima si allevia la sofferenza delle persone – scrive il segretario del Movimento Azione Simone Livi – poi viene il resto”. Invece alla regione Marche succede il contrario. Con tutte le ovvie e sacrosante polemiche del caso. Si discuterà a lungo sulla legittimità o meno della spesa attraverso i fondi europei, ma davvero la questione è altra ed è tutta di opportunità, di sensibilità, di rispetto verso chi ha perso tanto o tutto. Ma sembrano non capirlo. Ed è davvero una vergogna. Se glielo gridi in faccia o sottovoce comunque ti querelano.

La testa fra le nuvole

È da chiedersi che cosa passi per la testa a simili amministratori, come possano non rendersi conto della disperazione che insegue famiglie e imprese che si sentono sempre più abbandonate ad un destino che le ha sconvolte.

Poi li senti nelle tv locali oppure li leggi su Facebook e ti cadono le braccia quando fanno i conti percentuali rispetto alla spesa che si sostiene per le piste ciclabili. Ma nemmeno un euro dovrebbe essere speso se non per ricostruire condizioni civili di esistenza per le popolazioni terremotate. Che ci devono fare con i percorsi Made in Europe per le biciclette? Talvolta sembra che si perda per davvero il senso della realtà, si fugga dal dovere della speranza da restituire a chi soffre, ci si allontana dalle responsabilità. La testa fra le nuvole.

Quel finanziamento andrebbe revocato, sospeso e magari “trattato” proprio con l’Europa per destinarlo ad opere più urgenti. Risparmiateci la litania sulla destinazione dei fondi: avevate il dovere di evitare la mortificazione di tanta gente. In bicicletta su una bella strada ci si tornerà quando tutte le famiglie avranno finalmente una casa per loro. Non comprendere che questa è la priorità significa non fare bene il proprio dovere.

Francesco Storace

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