Auguri di buon anno a tutti (fascisti compresi)

di Aldo Grandi

Lucca – Noi non sappiamo se questa giunta possiede il dono del buonsenso, ma, a volte, ne dubitiamo. Il sindaco Alessandro Tambellini ha fatto approvare una delibera sugli spazi pubblici da assegnare solo a chi farà espressa manifestazione di fede antifascista, ma nei confronti di CasaPound come pensa di agire il primo cittadino? Nel senso che in consiglio comunale siede un rappresentante regolarmente eletto secondo il sistema democratico di un movimento che, innegabilmente, se non si richiama al fascismo storico, di sicuro non è dichiaratamente antifascista. Quindi, le cose sono due: o in consiglio comunale siede un Fabio Barsanti che non può far parte del cosiddetto ‘arco costituzionale’ e che quindi è da allontanare, oppure sono il sindaco e la sua giunta ad aver votato una delibera priva di senso e inutile sotto tutti i punti di vista. Già abbiamo visto come l’ex parlamentare Dc Piero Angelini abbia messo… in mutande gli alfieri della libertà a un tanto al chilo e sempre dallo stesso negozio. Questi difensori della libertà a una dimensione, la loro, vorrebbero venirci ad insegnare la democrazia e, addirittura, pretendono che uno, se vuole usare uno spazio comunale e pubblico, debba sottoscrivere un impegno politico che nessuno, tantomeno noi, saremmo disposti a sottoscrivere. Del resto, se di fronte ad un ultimatum si reagisce con una dichiarazione di guerra, di fronte ad un ‘ricatto’ come quello ‘antifascista’ adottato a Palazzo dei Bradipi ci si oppone in nome della libertà di espressione e di parola oltreché per una questione di dignità.

Ma non è tutto. Ciò che maggiormente ci fa indignare è che a farci la paternale di libertà ci sia una giunta di Sinistra che la libertà non sa nemmeno dove sta di casa o, se lo sa, probabilmente starà nell’unica stanza dove questo tipo di libertà meriterebbe di stare, ossia al cesso. Perché? E’ presto detto. Sono due anni ossia dalla sua immeritata e fortunata elezione a sindaco, che questo sodalizio politico che si sciacqua la bocca e anche la faccia con le parole di democrazia e libertà si rifiuta di avere rapporti con un giornale, cioè con la Gazzetta di Lucca e questo perché, a differenza di tutti gli altri, non si sdraia puntualmente ad ogni comunicato diffuso dal nutrito stuolo di addetti stampa. Da trent’anni questo pennivendolo di provincia lavora a Lucca e mai è accaduto che un’amministrazione comunale si rifiutasse di rispondere o avere a che fare con una testata giornalistica perché non in linea con i desiderata del potere. Se qualche volta attriti ci sono stati – e ci sono stati – essi sono durati per qualche mese, fino a quando anche gli amministratori hanno compreso che sono rappresentanti di tutti i lucchesi e non solo di quelli di una parte e che, quindi, è anche giusto che chi non li ha votati sappia come svolgono il loro lavoro e vengano periodicamente interrogati su questo. Questa è la libertà vera, non quella antifascista che Tambellini pensa di aver conquistato con una delibera che definire anacronistica e strumentale sarebbe un eufemismo.

Questo 2018, per fortuna, sta per salutarci e da domani mattina saremo, udite udite, nel nuovo anno di (dis)grazia 2019. Il sottoscritto ha vissuto 365 giorni di cui almeno i tre quarti in condizioni di assoluto affanno nel tentativo di realizzare ciò che, negli anni precedenti, si realizzava, praticamente, da sé. La cosa, tuttavia, gli è servita per comprendere fino a che punto, in questa città, ci sono persone che credono veramente nelle cose che cerchiamo quotidianamente di far comprendere e che dimostrano come non siamo, noi delle Gazzette, soli a combattere la nostra battaglia.

Se un anno va in pensione, un altro arriva e tutto ricomincia: il nostro augurio e quello dell’autore di queste poche righe va a tutti, indistintamente, sindaco e giunta compresa, con la speranza che anche i fascisti – ma ne esistono ancora? E se sì, come fanno ad essere così ignoranti culturalmente e storicamente? – e gli antifascisti – di questi, purtroppo, ce ne sono anche troppi – possano, prima o poi, comprendere che la Storia di un Paese non ha compartimenti stagni o stanze chiuse a chiave. Noi siamo, tutti, indistintamente, ciò che, prima di noi, altri sono stati. In milioni sono morti sui fronti di mezza Europa e dell’Africa e non tutti credevano alle parole del duce. Hanno, però, fatto il loro dovere anche perché, altrimenti, avrebbero pagato con la vita l’ammutinamento. Quindi, prima di formulare giudizi privi di senso, impariamo ad amare la nostra patria, non quella con la P maiuscola, che non ci interessa, ma quella con la lettera minuscola, che appartiene a tutti.

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