Riforma dell’Esm, l’Eurogruppo prepara una trappola per l’Italia

Bruxelles, 19 nov.  – C’è un punto potenzialmente molto dannoso per l’Italia nell’agenda della riunione straordinaria dell’Eurogruppo che si svolgerà oggi a Bruxelles, nell’ambito della discussione sulle riforme previste per “approfondire” l’Unione monetaria: è la riforma delle “clausole di azione collettiva” (Cacs) per eventuali casi di ristrutturazione del debito sovrano di uno Stato membro. Se approvata, farebbe molto probabilmente aumentare i premi di rischio per i titoli di Stato, e quindi i costi del finanziamento pubblico, con impatto destabilizzante in particolare sui paesi più indebitati (e sul loro sistema bancario).

Una vera e propria trappola, nascosta in una oscura modifica tecnica nell’ambito della riforma dell’Esm, il Fondo salva Stati.Si tratta di un rischio nuovo e non ancora abbastanza denunciato dalla stampa “mainstream”, che ha attribuito invece fin troppa attenzione, negli ultimi giorni, a un elemento già noto e presente da tempo nella discussione sulla riforma dell’Unione monetaria: la condizione, prevista dall’intesa franco tedesca, che uno Stato membro debba essere in regola con la disciplina di bilancio per poter accedere ai finanziamenti di eventuali nuovi fondi dell’Eurozona. Questa “condizionalità” è già presente, ad esempio, nel meccanismo del Fondo salva Stati per l’assistenza ai paesi in difficoltà.

Le clausole di azione collettiva sono state adottate per tutti i titoli di Stato emessi dai paesi dell’Eurozona a partire dall’inizio del 2013, in virtù di un obbligo introdotto dal trattato che ha istituito l’Esm. Si tratta, in sostanza, di prescrizioni riguardanti il tipo di maggioranza qualificata necessaria, nella platea dei detentori di titoli di Stato di un determinato paese, per procedere alla ristrutturazione del suo debito sovrano. Queste disposizini servono a evitare che una piccola minoranza di detentori di titoli, cercando di strappare condizioni migliori, possa bloccare una ristrutturazione, ritenuta necessaria per un debito ormai ritenuto insostenibile.

Per approvare la ristrutturazione del debito sono necessarie oggi due diverse maggioranze qualificate: i 2/3 dell’insieme dei detentori di tutti i tipi titoli, e contemporaneamente almeno il 50% dei detentori di ogni singolo tipo di titolo, se la consultazione avviene per iscritto; se invece i “bondholder” vengono convocati in un’assemblea, le maggioranze qualificate sono del 75% per l’insieme dei titoli e dei 2/3 per ogni tipo di titolo.

Le modifiche prospettate alle clausole di azione collettiva, volute dalla Bundesbank e promosse dall’asse franco tedesco fin dal vertice di Mesenberg del giugno scorso, comporterebbero in sostanza una semplificazione del sistema, passando dall’attuale approvazione a doppia maggioranza (“dual limb CACs”) a un’approvazione a maggioranza unica (“single limb CACs)”, con l’eliminazione della consultazione specifica per ogni diverso tipo di titolo di Stato.

Secondo diversi osservatori, tuttavia, questo giro di vite, diminuendo le salvaguardie di cui dispongono i detentori di titoli e irrigidendo tutto il processo di ristrutturazione, comporterebbe inevitabilmente un aumento del premio di rischio soprattutto per i titoli di Stato dei paesi più indebitati. Una cosa di cui certamente non ha bisogno l’Italia, già sottoposta alla pressione dell’aumento dello spread a causa delle tensioni fra il governo e l’Ue. (askanews)

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