Il quadro con il simbolo di Lotta Continua in questura a Pisa

La domanda sorge spontanea: ma se per una bandiera della marina militare tedesca appesa al muro di una stanza all’interno di una caserma dei carabinieri di Firenze è stato imbastito un processo alle intenzioni contro il militare che l’aveva affissa, cosa dovrebbe accadere di fronte a quanto appare alla questura di Pisa?

Sì, perché, incredibile, ma vero, alla parete dell’ufficio Armi della questura della città della Torre pendente è appeso un quadro con un simbolo tristemente famoso: sullo sfondo rosso, un pugno che racchiude la scritta Lotta e l’avambraccio che contiene la scritta Continua. Per carità, ognuno può appendere quel che vuole, ma qui stiamo parlando di un ufficio pubblico, della questura di una città italiana e, per di più, va ricordato agli smemorati di turno, che fu proprio un commando di Lotta Continua – condannato in via definitiva – a uccidere un commissario quale fu Luigi Calabresi a Milano negli anni Settanta.

Quindi, paradossalmente, è come se all’interno di un ufficio di polizia venisse celebrato il movimento che fu responsabile di un omicidio di un altro rappresentante della polizia di stato.

Nessuna volontà di crocifiggere qualcuno, ma la domanda sorge spontanea: come si fa a criminalizzare un carabiniere o un poliziotto solo per una bandiera o per un quadro? Forse si dovrebbe stare più attenti alla professionalità che mettono nel loro lavoro che non alle idee storiche o politiche.

Attendiamo, comunque, una risposta dal ministero dell’Interno dove, ci risulta, è già stata inviata una dettagliata raccomandata di segnalazione. E, nel frattempo, una domanda: cosa pensa di tutto ciò il questore di Pisa?

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