Roma 8 maggio – Convegno: Immigrazione, Integrazione, Sicurezza

La politica, oggi, diventa spesso “religione”. E la religione, venuta dall’oriente, dal Nord Africa, da tanti punti agitati in Europa, è diventata sempre più “guerra”. Una drammatica coltre grigia, proveniente dal cuore pulsante del Medio Oriente, sembra lambire e proiettarsi sulla vita quotidiana d’Europa, disseminando paura e sospetti, in questa nuova epoca di “guerra globale” e terrorismo, più o meno asimmetrico. Inestricabilmente, si intrecciano tanti livelli diversi in azione nello scenario contemporaneo, nel quale recitano la loro parte contese politiche, rendite economiche, fanatismi religiosi, manipolazioni mediatiche e strategie spesso nascoste, in un quadro sociale geopolitico di relazione tra gli uomini spesso sull’orlo del collasso. La linea mediterranea sviluppata sull’asse nord-sud, e a maggior ragione su quello est-ovest, vive oggi un’acuta fase di crisi, in cui si specchiano di fronte i problemi economici dei Paesi del sud europeo con i ben più complessi momenti di sofferenza dei Paesi nordafricani e mediorientali, alle prese con un passaggio epocale di tipo politico e sociale, dei contorni più problematici che limpidi, e tante esplosioni violente di conflitto, purtroppo maturato, in sempre più territori, a vera e propria zona di guerra.
In questo modo, una proliferazione di conflitti – spesso interni agli stessi Stati – si va disegnando alle porte d’Europa, e ancor di più nelle terre mediorientali, da cui ritorna sempre più virulenta un’onda di violenza, sorta di guerra sorda ma soggiacente dichiarata all’Europa, o agli stessi valori culturali improntati al dialogo e all’umanesimo, ovunque essi agiscano dentro tale mappa geopolitica. E, con i conflitti, appare al nostro orizzonte un flusso oramai endemico, quasi incontrollabile di migranti poveri, drammatica immagine vivente d’una umanità spesso in fuga da distruzioni sistematiche delle proprie terre, case, paesi.

Tale quadro di forte tensione necessita di risposte. Risposte politiche, militari, risposte di intelligence, risposte religiose, come anche delle risposte mirate più in profondità, di tipo sociologico, psicologico-sociale, filosofico, per esempio – mettendo cioè in gioco una riflessione aperta e multidisciplinare a fronte di questo quadro instabile e sofferente. Poiché, come detto sopra, tanti livelli differenti ora si incrociano, e comprendere questo stato di “guerra a bassa/alta intensità” – per come adesso è vissuta alternativamente, in Europa o in Medio Oriente – diviene possibile solo se una prospettiva aperta su diverse discipline parallele è capace di proiettarsi su di un simile scenario.

Con queste premesse fondamentali, quale orizzonte privilegiato di studio e d’azione, il Centro Studi Averroé di Roma sviluppa la sua proposta e i suoi peculiari progetti, incentrati sull’analisi e l’osservazione di tale complesso di fenomeni conflittuali legati, in primo luogo, alle sfide del terrorismo islamico e della jihad rivolta contro i valori della libertà e della laicità, ed in secondo luogo allo studio degli scenari di guerra e geopolitici degli Stati nazionali e delle regioni in tensione.

L’idea principale del Centro Averroé è quella di riunire difatti assieme discipline differenti, per offrire a tante professioni e soggetti sociali degli strumenti sia di lettura e comprensione dei fenomeni terroristici, sia d’azione e di relazione sul territorio, quando la “personalità radicalizzata” appare nel nostro contesto sociale. Infatti, l’attuale momento storico impone una preparazione nuova per affrontare una sfida, come visto, sottile ed insinuante: tanti “soggetti a rischio” jihadista, se non terrorista, nascono e rischiano di moltiplicarsi all’interno stesso della nostra società occidentale, nel medesimo territorio frequentato dai valori democratici, industriali, urbani e liberali del nostro mondo.

Conoscere le dinamiche di tale movimento a rete, intrapreso dalla propaganda jihadista, decodificare i codici culturali, comunicativi e persuasivi del condizionamento che portano al reclutamento dei militanti, indagare i processi psico-sociali dell’adesione jihadista, capire il processo interiore d’elaborazione religiosa radicale, letteralista e fanatica, risalire agli scenari geopolitici e, soprattutto, culturali più ampiamente operanti dietro l’intero fenomeno preso in considerazione costituisce l’obiettivo precipuo dei corsi promossi dal Centro Studi Averroé, i quali si presentano dunque al mondo delle istituzioni politiche italiane con la proposta di questo Convegno, dal titolo Immigrazione, integrazione, sicurezza. Nel quale Convegno al fenomeno della radicalizzazione fatale di matrice islamista si accompagna una visuale parallela sui fenomeni di rottura e possibile ricomposizione etnica e sociale che i movimenti migratori attorno all’area mediterranea oggi impongono all’attenzione e alle decisioni politiche, sia italiane che europee.

Tutta una serie preziosa di profili disciplinari e di ricerca vengono in tale occasione chiamati in causa e riuniti, in parallelo a quel che avviene nell’architettura fondamentale dei corsi di Deradicalizzazione islamica, organizzati dal Centro Averroé, a partire dall’autunno del 2016. Trovano così uno spazio ed un ruolo, dentro il Convegno, ricercatori d’area sociologica, dedicati specialmente all’osservazione dei fenomeni migratori, della condizione delle donne e del ruolo della povertà nelle dinamiche delle crisi contemporanee e dei conflitti; analisti dei contesti geopolitici, capaci di ricostruire il nodo spesso molto complicato delle relazioni tra gli Stati in gioco, così come lo scacchiere degli interessi internazionali d’area sulla breve, ma anche sulla lunga, durata delle contese economiche nelle diverse regioni; studiosi dei processi psicologici, ipotizzabili in azione nel lavoro di persuasione e determinazione operante dentro le personalità terroristiche, o sulla via della radicalizzazione religioso-politica militante; esperti di tecniche di intelligence, di tecnologie utilizzabili nella delicata missione di controllo e di sicurezza territoriali; ed ancora, uno sguardo comparato e differenziato di tipo antropologico, in grado di riunire saperi religiosi, conoscenze ideologiche, coscienza storiografica, e uno studio critico dei processi culturali come tali, in ipotesi opportune di sintesi.
Il Convegno secondo tale traccia plurivoca si propone di promuovere un primo, distinto confronto di prova sulle proprie attività offerto dal Centro Studi Averroé, mirando al contempo a sviluppare delle ulteriori capacità e nuove sinergie, nate magari proprio dal contesto critico del Convegno stesso. Nel progetto concreto di sviluppare, a partire da questa base di studi, un sempre più arricchito percorso di ricerca e di sostegno sociale in grado di affrontare, con le armi della scienza e della cultura, la profonda crisi del Mediterraneo e del Medio Oriente.
Un progetto capace così di ricucire proprio con l’amore del sapere, in nome delle differenze, attraverso la conoscenza delle filosofie e delle storie, il grande patrimonio trasversale che il Mediterraneo e l’asse Europa-Oriente vivono e compongono da sempre, con le loro differenze separate e riunite dalle onde, e dai desideri venuti dai secoli.

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