Fiscal compact e flessibilità, ora la Germania vuole esautorare Juncker

Merkel-SchaeubleLa Commissione Ue non può permettere a nessun Paese di derogare troppo platealmente alle regole di risanamento del Fiscal compact, neanche se volesse, perché la sua credibilità è messa sempre più in discussione in Germania.

Come scrive Fubini sul Corriere,  la Bundesbank e il ministero delle Finanze tedesco parlano ormai apertamente dell’ esigenza di togliere il ruolo di guardiano del Fiscal compact all’esecutivo di Jean-Claude Juncker e affidarlo a un nuovo organismo.  L’ obiettivo è sottrarre la vigilanza sui conti ai negoziati e alle pressioni dei governi, e affidarlo a un’autorità puramente tecnica. Toccherebbe poi ai ministri finanziari nell’ Eurogruppo confermare o meno i giudizi proposti dal nuovo arbitro indipendente.

Il messaggio per Juncker è dunque chiaro: se permetterà che certi Paesi ignorino le norme di bilancio, da Berlino si premerà per sottrargli poteri e rilevanza. La prima conseguenza è che i margini per un mercato politico dei favori fra Bruxelles, Roma e qualunque altra capitale sono sempre più stretti.

Di qui la proposta del presidente della Bundesbank Jens Weidmann (riferita sul Corriere il 15 agosto scorso) che già da allora era fatta propria dal governo di Berlino: creare di fatto obbligazioni subordinate anche per gli Stati, soggette all’ azzeramento o a una sforbiciata sul valore a danno degli investitori. Berlino propone di applicare ai governi indebitati regole simili a quelle già in vigore per le banche.

In caso di nuove tensioni sul debito e ricorso al fondo salva-Stati (Esm), per esempio, un governo smetterebbe di rimborsare i creditori e di versare gli interessi sui propri titoli di Stato per la durata del programma. Come per le banche, l’ obiettivo della Germania è far pagare ai creditori almeno parte delle crisi di debito e ridurre così il peso finanziario dei salvataggi.

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