Quando Banche e Diritti Umani si scontrano: commento a una vicenda reale

QUANDO BANCA E DIRITTI UMANI SI SCONTRANO
Commento a una vicenda reale con buona pace di buona parte dell’omertoso giornalismo italico
di Stefano Davidson

b-samm

Quando si leggono notizie come questa (http://www.imolaoggi.it/2015/09/09/san-marino-asset-bank-e-bcs-di-nuovo-sotto-indagine/) la prima domanda che al sottoscritto sorge spontanea è:
“anche volendo credere ad un’improbabile involontarietà riguardo quanto commesso, che dalle documentazioni pare assolutamente evidente e palesemente irregolare (illegale?) che comunque comporterebbe quantomeno una mancanza totale di professionalità e, di contro, una pazzesca incapacità a svolgere le proprie mansioni da parte di tutto il personale, che valutazione si può dare degli individui i quali all’interno della banca si trincerano dietro silenzi, minacce e opposizione assoluta alla restituzione del maltolto?

Cosa si può dire di un Presidente di Banca che minaccia i cronisti quando gli chiedono lumi sull’accaduto e non si perita di controllarne la veridicità (se l’avesse fatto in quanto P.I.F. non avrebbe potuto notare ciò che anche un cieco vedrebbe quindi o come detto non ha nemmeno controllato peccando di negligenza, o sa benissimo ciò che à accaduto e nel caso fosse fraudolento allora il suo diventerebbe favoreggiamento) cercando di rimediare o quantomeno di aiutare chi anche da lui stesso è stato messo in questa situazione ?

E di un signor Valerio Benvenuto da Forlì ex Direttore di BCS, già commissariata, che davanti a testimoni (di cui due avvocati) di fronte alla frase di chi gli si rivolgeva in nome della “vittima” chiedendo di considerare la cosa da un punto di vista umano, risponde testualmente: “io non conosco né la Signora, né lei, quindi dal punto di vista umano non me ne può fregar di meno!” ?

Mi spiego meglio: in questo particolare frangente non si tratta di una banca che ha un contenzioso con una società, un’altra banca o un istituzione pubblica, che comunque hanno i mezzi per difendersi, bensì di una banca (anzi due, considerato il comportamento di Asset e del suo Presidente, nella fattispecie il pluri-indagato Stefano Ercolani, autore oltretutto di “aforismi” del tipo: “Il credito è la parte più spirituale dell’economia” o “Siate ASSETati e folli” cui chiedo, già che ci siamo, cosa ci sarebbe di spirituale nel negare il dovuto a chi è palesemente stato tolto, o a mettere un essere umano sul lastrico proditoriamente, ma al limite anche solo nel NON prendere MAI contatto con chi ha denunciato il fatto o con chi la rappresenta. E già che ci siamo mi piacerebbe capire anche cosa intende con quello slogan in cui elogia la “follia”, che oltre a parafrasare in maniera becera Paolo Coelho, da però l’esatta misura del comportamento dello stesso Presidente nonché del manicomio che parrebbe essere stato BCS. La follia comprende l’appropriazione indebita? La truffa? La menzogna reiterata?), che nonostante le evidenze obbliga una persona, un PRIVATO CITTADINO, una DONNA, a dover ricorrere al Tribunale per riavere quanto gli appartiene, senza minimamente preoccuparsi dei danni causati con il loro comportamento inqualificabile.

A nessuno di questi signori (si fa per dire) è venuto in mente che togliere a una persona OGNI forma di sostentamento (ricordo che la denunciante, secondo la documentazione e le numerose testimonianze, aveva depositato “conditio sine qua non” i proventi della vendita della propria casa) oltre che a creare disagi inimmaginabili impedisce addirittura di avere i mezzi per difendersi dal sopruso poiché “gli avvocati” comunque costano?

Qualcuno capisce cosa significa NON AVERE PIU’ NULLA e di conseguenza dover ricorrere a ipoteche sulla casa (per fortuna acquistata dalla denunciante prima che i meravigliosi dipendenti di BCS ed il loro amichetto Rughi mettessero le mani sui suoi soldi e se li perdessero tutti, come parrebbe, nel casinò degli Hedge Fund), doversi vendere argenterie ori di famiglia, piccole proprietà e poi quando non basta (perché senza soldi non campa nessuno, nemmeno Ercolani) doversi umiliare a chiedere prestiti a parenti e conoscenti per tirare avanti e per pagare le tasse ma addirittura per istruire la causa per il risarcimento?
Immaginano questi “travet” della vita cosa significhi dover firmare cambiali, vista la perdita di credibilità nei confronti delle banche poiché impossibilitata a pagare le rate del mutuo per il restauro della casa di cui sopra, o onorare vecchi conti della Carta di Credito?

E ancora: è possibile che chi scrive sui giornali o fa il redattore presso un TG o un quotidiano on line, a cui è stata inviata questa notizia, non arrivi a capire che un abuso di questo genere da parte di personaggi come quelli denunciati comporta per esempio anche il non potersi più permettere un’assicurazione sanitaria poiché costano e magari poi venire addirittura denunciati per aver interrotto il contratto prematuramente? O cosa significhi non poter andare dal dentista? Mettere la benzina nella macchina? Aggiustarla se si rompe (cambiarla non è possibile ovviamente)? Comprarsi da mangiare? Vestiti? Non potersi più permettere di uscire una sera ogni tanto? Non avere i soldi per il riscaldamento d’inverno?

Ma soprattutto mi chiedo se, questa gente, TUTTA, ovvero i giornalisti miei colleghi (sic!) e i funzionari delle banche in questione, si rende conto che ha letteralmente tolto almeno dieci anni di vita normale a una persona che all’epoca del fatto compiva 53 anni?
Come si quantifica un danno di queste proporzioni che a mio avviso è paragonabile se non peggio di un’ingiusta carcerazione perché la mancanza di denaro toglie ogni libertà, anche quelle di scelta.
Si rendono conto che in casi come questi l’effetto è “a cascata”, ovvero che per aiutare la persona in difficoltà una serie di esseri umani, ALTRI, sono stati messi a loro volta in crisi?

Provate a pensarci, se domani la vostra banca, quella dove tenete tutti i vostri risparmi, vi telefonasse e vi dicesse che non avete più nulla, anzi che siete voi a debito cosa fareste?
Hanno la più vaga idea di quanti altri potrebbero essere caduti in un “giochino” del genere ed esserne inconsapevoli visto che nessuno di loro sedicenti “professionisti” si premura di avvisarli di quanto accade e quando in quelle banche,a prescindere da dove si trovino?

Non sono domande difficili da porsi di fronte a un caso del genere, ma pare che quasi tutti, e soprattutto quelli che avrebbero potuto risolvere immediatamente il problema (Ercolani? Benvenuto? Droghini?), o quelli che avrebbero DOVUTO dare notizia dell’accaduto se non altro per fare in modo che non riaccadesse non ci abbiano nemmeno pensato (e la Carta dei Doveri dei Giornalisti a questo proposito parla chiaro, ma del resto da pusillanimi che non avvisano nemmeno dell’introduzione nel proprio Paese di MES, Fiscal Compact e varie altre amenità cosa ci si può aspettare? Vedi Nota a pié pagina).
E il Commissario della Legge che ha archiviato la questione con motivazioni quantomeno risibili (viste le parole del Giudice delle Appellazioni) è un essere umano pensante o è un mero esecutore di ordini?
E se viene stabilito che costei era ed è in grado di intendere e di volere perché allora ha archiviato un caso lapalissiano quantomeno di appropriazione indebita?
Ha ricevuto pressioni?
Se si da chi?

E la Banca Centrale della Repubblica di San Marino, specialmente nelle persone del Direttore Generale dott. Giannini o del “vigilante” dott. Gumina, visto che da quanto emerge dai carteggi erano stati informati dell’accaduto ben prima della denuncia (visto che quest’ultima comportava dei costi), come mai non è intervenuta? Perché si è limitata a una laconica letterina alla denunciante in cui si chiamava fuori? Non fa parte della “vigilanza” controllare che le controllate non rubino o quantomeno non facciano bestialità come quella in oggetto? O il loro controllo si limita alla pulizia delle scarpe dei dipendenti di banca o alle loro cravatte?

Penso che stigmatizzare questi comportamenti sia dovere sia di ogni giornalista al corrente dei fatti, e degli stessi inquirenti poiché il nocciolo della questione non è solo il furto?/la truffa?/ l’appropriazione indebita?/ la negligenza?/ l’incapacità?, ma il valore che viene dato alla vita di una persona in contingenze come quella in oggetto, che in questo caso, secondo coloro che sono stati citati in questo articolo pare ZERO.

Personalmente credo inoltre che in casi come questo debbano essere valutate tante componenti a carico delle persone coinvolte materialmente nella faccenda (giornalisti compresi), e che casi come questi non si possano ritenere conclusi finché individui di tal fatta non la dovessero mai pagare per l’effettiva gravità di quanto commesso, lasciato commettere o nascosto. Qui non si tratta semplicemente di soldi, furti, truffe o imbecillità ma di palesi e GRAVISSIME violazioni della Carta dei Diritti dell’Uomo (Art. 4; Art 8; Art 17;) devo andare avanti?) che la Repubblica di San Marino ha sottoscritto da un bel pezzo. Quindi nel caso che vengano confermate le malefatte, l’incapacità o la stupidità dei protagonisti in negativo della vicenda, non penso ci si possa limitare alla mera quantificazione in denaro di quanto dovuto dall’istituto di credito che sarà chiamato a risponderne, ma che quest’ultimo e gli autori della brillante operazione finanziaria vengano puniti in maniera da non aver più nemmeno la tentazione di muovere un centesimo senza che ciò venga fatto nel rispetto della legge e dei regolamenti bancari.

Perché dico questo, che dovrebbe essere quanto mai scontato ovunque, poiché sono rimasto basito (oltre che per tutta la storia) nel venire a conoscenza del fatto che uno dei denunciati, dopo essere stato condannato a due anni (patteggiati) per riciclaggio, invece di essere a spasso o a fare “consulenze” da libero professionista fuori dalla Repubblica di San Marino indovinate che mestiere fa e dove?
Il direttore di filiale presso un’altra Banca, l’Istituto di Credito Sammarinese! (Pas mal, n’est pas?)

Un ultima domanda:
in casi di questa gravità (finanzaria, giuridica ma, soprattutto, MORALE ed ETICA) la Repubblica di San Marino, i suoi Capitani Reggenti cosa fanno? Già perché per quanto mi riguarda se io volessi disperatamente uscire dalle black list o magari addirittura entrare nell’UE avrei già da un pezzo fornito a certi signori, che come è evidente se ne fregano della reputazione della Repubblica e dei suoi abitanti onesti, dei bei “fogli di via” obbligatori e definitivi.

 

nota: segnare con una crocetta le disposizioni di base, ovvero i PRINCIPI FONDAMENTALI della Carta dei Doveri, rispettate dai giornalisti in questione:
( Il giornalista deve rispettare, coltivare e difendere il diritto all’informazione di tutti i cittadini; per questo ricerca e diffonde ogni notizia o informazione che ritenga di pubblico interesse, nel rispetto della verità e con la maggiore accuratezza possibile. (se l’eccezione è che la questione non è di pubblico interesse chiedo subito per tagliare la testa al toro se non è di pubblico interesse sapere che una banca forse ruba, truffa, investe a proprio piacimento i soldi dei clienti, nega le documentazioni relative all’ammanco per mesi, ha dipendenti un po’ distratti che si perdono i soldi. Mi pare che il discorso si possa chiudere qui. ndr)

La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell’editore, del governo o di altri organismi dello Stato.

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