Pedofilia, morto in Vaticano l’ex arcivescovo Wesolowski. Chiesta l’autopsia

Wesolowski

 

E’ morto davanti alla tv accesa, alle 5 di questa mattina, presumibilmente per cause naturali. Josef Wesolowski, ex arcivescovo polacco, e’ stato trovato cosi’ da un francescano, nel Collegio dei Penitenzieri in Vaticano, dove era agli arresti domiciliari. Il Promotore di Giustizia ha comunque ordinato una autopsia che sara’ effettuata oggi stesso e i cui risultati saranno comunicati appena possibile.

L’ex presule, 67 anni, era sotto processo per atti di pedofilia commessi a Santo Domingo (nei 5 anni in cui ha ricoperto l’ufficio di nunzio apostolico, dal 24 gennaio 2008 alle sue dimissioni del 21 agosto 2013) e per detenzione di materiale pedopornografico (anche durante il suo soggiorno a Roma dall’agosto 2013 sino al suo arresto in Vaticano, il 23 settembre 2014).

Cinque i capi di accusa a lui contestati: detenzione di materiale pedopornografico, pedofilia in concorso con il diacono Francisco Occi Reyes, ricettazione di materiale pedopornografico, lesioni gravi alle sue vittime adolescenti, condotta che offende la religione e la morale cristiana per aver visitato siti pornografici. Era il primo cittadino alla sbarra per questi reati nella Citta’ del Vaticano.

Nel 2013 Wesolowski fu sorpreso in una zona di prostituzione minorile di Santo Domingo. Papa Francesco ordino’ il suo immediato rientro e dopo la sentenza di colpevolezza da parte della Congregazione della Dottrina della Fede, lo condanno’ alla dimissione dallo stato clericale. Il suo arresto, nel settembre 2014, in Vaticano dove era stato convocato dal promotore di giustizia del Tribunale di prima istanza (Gian Piero Milano) fu deciso per impedire al prelato la fuga. Rinviato a giudizio lo scorso 6 giugno, la prima udienza del processo era stata fissata per l’11 luglio.

Per volonta’ di Papa Francesco a giudicare l’ex arcivescovo dovevano essere tre laici: il presidente del Tribunale Vaticano Giuseppe Dalla Torre e i giudici a latere Antonio Bonnet e Paolo Papanti-Pellettier. Era la prima volta che un presule veniva sottoposto in Vaticano a un processo penale in un tribunale composto solo da laici e cio’ era stato reso possibile dal “motu proprio” di Francesco che ha rivoluzionato le norme di procedura penale nella Santa Sede e da “un rescritto” emesso ad hoc per superare una difficolta’ formale, ossia Wesolowski risultava ancora vescovo perche’ si era appellato alla riduzione laicale comminatagli dall’ex Sant’Uffizio. La prima udienza pero’ e’ durata solo 3 minuti.

Wesolowski, che dopo un periodo di detenzione in Vaticano aveva ricevuto i domiciliari per problemi di salute, non si presento’ perche’ colto da malore. Il rinvio del processo era senza una data precisa. Stamani la notizia della sua morte lascera’ senza giustizia le vittime e senza risposte chi nella Chiesa di Papa Francesco voleva che fossero individuate le persone che per anni hanno coperto l’ex nunzio. agi

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