Il declino dell’Europa che i burocrati fingono di non vedere

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Per l’Europa è il momento di scegliere. Tra un cambiamento di marcia netto e convinto o un inevitabile progressivo declino.  Questo è il bivio di fronte al quale si trova l’UE. I segnali sono arrivati chiarissimi. Dalla Francia prima, dalla Grecia, poi dalla Spagna e dalla Polonia nelle ultime ore. La protesta di Podemos scardina il vecchio sistema bipartitico a Madrid, un presidente euroscettico guiderà le mosse di Varsavia.

La Grecia annuncia di fatto il default per le prossime settimane nella sua estenuante resa dei conti con il Fmi e la Bce. L’Europa rivendica testardamente il rispetto delle regole ma dimentica che queste regole non hanno funzionato molto bene e, soprattutto, che ridurre il negoziato ai meri temi economici è un errore di visione molto grave.

In Italia si aspettano le regionali e, malgrado l’arroganza del governo Renzi e la messa in moto dei violenti che hanno contrastato la campagna elettorale di Salvini, potrebbero arrivare delle sorprese.

David Cameron ha vinto le elezioni riuscendo a “istituzionalizzare” la protesta antieuropea dell’ Ukip di Nigel, trasformando i Tories – che fino al 2009 faceva parte del Ppe – nel partito che chiede all’Europa di ripensare se stessa. E già venerdì scorso ha lanciato la “campagna” per presentare le richieste per cambiare il rapporto tra Londra e Bruxelles, in vista del referendum sull’appartenenza alla Ue riconfermato “entro il 2017”.

In Francia è con la campagna anti-euro e anti-immigrazione che il Front National di Marine Le Pen è diventato il secondo partito.

In Olanda, Belgio, Danimarca, i partiti anti-immigrazione fanno campagna anti-Europa. Ed anche la Finlandia, che nella Commissione Barroso rappresentava con Olli Rehn il verbo dell’austerity, scivola verso l’euroscetticismo, col leader del neonato partito centrista Juha Sipila che dopo aver vinto le elezioni è alle battute finali del negoziato per costruire un governo con la Coalizione nazionale di centrodestra del premier uscente Alexander Stubb e con gli euroscettici del ‘Perussuomalaiset’ (il Partito dei Finlandesi) di Timo Soini.

Mattarella, il cupo presidente piovuto sugli italiani non si sa bene da dove, ha sottolineato come la Serbia “in un momento in cui sarebbe stato facile ascoltare le sirene dell’euroscetticismo e di anacronistici nazionalismi, ha saputo assegnare priorità assoluta al proprio percorso europeo, con un’evoluzione politica di grande portata”. I nostri politici non sono piu’ in grado di guardarsi intorno o mentono sapendo di mentire, usando parole prive di senso pratico e di significato.

Contempoaneamente arrivano anche le dichiarazioni dell’alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini: “non possiamo consegnare il futuro del nostro comune progetto politico a una banale contrapposizione tra europeisti ed euroscettici” e c’è il “bisogno di rinnovare il nostro essere europei se vogliamo salvare il progetto dei padri fondatori”.

Si blatera sul nulla. E’ un momento difficile: ora piu’ che mai è in gioco la democrazia

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