Mafia Roma: così il clan si prese l’Ama, il business della differenziata

Con il cambio di amministrazione nel 2013, la Mafia Capitale ha dovuto cercare nuovi agganci all’interno della municipalizzata. In questa operazione il gruppo criminale dimostra “capacità di adattamento” che porta a “immediati risultati”. Il gruppo riesce infatti ad “aggiustare” appalti come quello per la raccolta multimateriale nel dicembre del 2013 (giunta Marino)

 

differenziata

 

6 dic – Una tela di ragno, un sistema certosino e capillare di rapporti e corruzione che riusciva a pilotare e aggiustare appalti. E ad adattarsi ai cambi di dirigenza. Così l’organizzazione mafiosa guidata da Massimo Carminati riuscì per alcuni anni ad “aggiustare e pilotare” gli appalti all’Ama, l’azienda municipale ambiente capitolina, affidata durante al giunta Alemanno al suo fedele Franco Panzironi, finito anche lui nell’inchiesta Mafia Capitale e definito dal gip “”garante dei rapporti dell’associazione con l’amministrazione comunale negli anni 2008-2013, oltre che uomo a libro paga, capace di fornire uno stabile contributo per l’assegnazione di appalti pubblici e lo sblocco dei pagamenti”.

L’Ama per il clan era una “pepita” d’oro su cui il gruppo criminale mise gli occhi a partire appunto dal 2008. Storicamente, in base a quanto emerge dalle carte dell’inchiesta, gli affari tra il clan e l’Ama sono divisi in due tronconi: dal 2008 al 2013 e dal 2013 al 2014. In questo periodo gli inquirenti hanno potuto registrare “una diffusa attività corruttiva intervenuta in Ama”. Nella prima fase l’uomo, il punto di riferimento assoluto, per il clan all’interno dell’azienda è Franco Panzironi, finito anch’egli in galera, e figura storicamente legata all’ex sindaco Alemanno. Panzironi in Ama è stato amministratore delegato, un ruolo che leggendo anche alcuni dialoghi presenti nell’ordinanza può apparire riduttivo.

“Lei ha capito che l’azienda non è la sua o della colletività, è di Panzironi?”, si legge in uno stralcio di intercettazione. “Panzironi – scrive il gip – in ragione del suo ruolo in Ama, è asservito agli interessi dei soggetti economici riconducibili alla coppia Buzzi-Carminati”. Per gli inquirenti il clan è riuscito ad ottenere appalti milionari come quello del 5 dicembre del 2012, per un valore complessivo di 21 milioni e 450 mila euro, relativo alla raccolta differenziata o come quello del 11 dicembre, sempre del 2012, per dei lavori relativi alla raccolta delle foglie per il comune di Roma. Grazie all’influenza che aveva sui massimi dirigenti dell’azienda, il gruppo Carminati è riuscito ad ottenere anche lo sblocco in favore di società del clan di un credito di 10 milioni.

Le indagini hanno evidenziato, inoltre, come Panzironi, in relazione a un appalto del valore di 5 milioni di euro, affidato da Ama, “abbia percepito dal clan una utilità pari a 120.000 euro”. Con il cambio di amministrazione nel 2013, la Mafia Capitale ha dovuto cercare nuovi agganci all’interno della municipalizzata. In questa operazione il gruppo criminale dimostra “capacità di adattamento” che porta a “immediati risultati”. Il gruppo riesce infatti ad “aggiustare” appalti come quello per la raccolta multimateriale nel dicembre del 2013.  TISCALI

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