Rodotà: chiamare un ministro “scimmia” è linguaggio dell’odio

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3 magg – Al Teatro Massimo di Cagliari, nel suo intervento per la seconda giornata del Festival di filosofia, Rodotà ha affrontato il tema della libertà di espressione, come sempre tirando l’acqua al suo mulino e prendendo come persona offesa un esponente politico di sinistra confermando, ove ce ne fosse bisogno, che l’obiettività appunto non è affare di sinistra e che si guarda unicamente in casa altrui, mentre i peggiori elementi del linguaggio dell’odio si trovano esattamente dalla parte opposta. Come al solito, i compagni guardano le pagliuzze negli occhi degli altri e mai una volta le travi negli occhi loro

Il compagno Francesco Caruso invoca piazzale Loreto: “Berlusconi e i suoi sgherri a testa in giù” (tanto per fare un esempio)

Rodotà (ex Pci): dalle nuove Br “Parole deprecabili, ma comprensibili”

È una questione di libertà e fra le libertà – a proposito di linguaggio – c’è quella di parola: di libera espressione del pensiero che purtroppo spesso si scontra con la libertà altrui a non essere diffamato o ingiuriato. E qui Rodotà ricorda che “un senatore di recente ha definito un ministro una scimmia” (Roberto Calderoli disse l’anno scorso che Cecile Kyenge “sembra un orango”, ndr).

È un esempio di linguaggio dell’odio che per Rodotà non può essere tollerato. Ma attenzione alle proibizioni. Il giurista cita ancora l’esempio del negazionismo che, secondo lui, “non deve essere considerato un reato, perché si rischia così di limitare la ricerca storica da una parte e, dall’altra, di trasformare i negazionisti in esibizionisti”.

Rodotà: “comprensibili” le parole delle nuove Br. E querele a chi lo critica

Il messaggio dei terroristi era chiarissimo: il movimento No Tav deve fare un passo in avanti, cioè andare verso la lotta armata. Una pioggia di critiche ha inondato Rodotà che poi ha tentato di far marcia indietro accusando giornali e politici di aver male interpretato le sue parole. “Comprensibile non significa che sia giustificata”, ha precisato rodotà prendendo le distanze dai violenti.

Tra i molti ad aver stigmatizzato la frase di Rodotà anche Angelino Alfano. “Le dichiarazioni sono gravissime, inquietanti. Le condanno duramente, mi auguro che Rodotà le rettifichi. Mi chiedo se non ci sia da temere per il ritorno dei cattivi maestri“. Una dichiarazione sentita, quella del Ministro dell’Interno, ma anche dovuta dato l’incarico che Alfano ricopre nelle istituzioni.

Ma Rodotà non ci sta e oggi minaccia di adire le vie legali. Contro Alfano, ma anche contro Libero e il Giornale

 

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