Roma: 6300 euro al giorno alla cooperativa che gestisce la «Best House Rom»

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19 apr – Un ghetto disumano, con tanto di filo spinato. Ma pagato una fortuna dai cittadini romani: 6.300 euro al giorno, almeno 2,3 milioni di euro l’anno. E un allarme sicurezza che rischia di esplodere da un momento all’altro. È una bomba a orologeria la «Best House Rom», la struttura composta da due edifici in via Visso, traversa di via Tiburtina all’altezza di San Basilio. Qui, nel dicembre scorso, sono stati trasferiti i rom ospitati nel campo La Cesarina, sulla Nomentana, che si sono andati ad aggiungere a quelli già presenti dal 2012 e provenienti dagli sgomberi di via del Baiardo e Tor de’ Cenci. Il risultato è che oggi in 1.800 metri quadri (e 24 bagni) vivono ben 320 persone, a costi allucinanti per le casse pubbliche. L’associazione «21 Luglio», infatti, nel suo ultimo rapporto dal titolo «Senza Luce», stima in quasi 60mila euro per 6 mesi la somma spesa per ogni nucleo familiare (5 componenti di media), circa 120mila euro su base annuale.

I calcoli sono stati fatti utilizzando come dato di partenza il contratto di affidamento diretto che il Campidoglio nel 2012 (quindi ancora in regime di «emergenza rom») ha stipulato con «Inopera», la cooperativa sociale che gestisce le strutture. Parliamo, per la precisione, di 19 euro giornaliere a persona. A queste cifre, però, andrebbero aggiunte tutte quelle attività «sociali» che dovrebbero essere svolte (scuola, integrazione, iniziative) dalle altre due cooperative presenti, «Opera Nomadi» e «Casa dei Diritti Sociali», per un totale di 20 operatori. Condizioni che, secondo un rapido calcolo, farebbero lievitare i costi fino a 3,7 milioni di euro l’anno per tutta la gestione della struttura e dei suoi abitanti.

Ma è proprio sul fronte delle «attività sociali» che arrivano i principali dubbi sulla qualità dei (tanti) soldi spesi dalle casse pubbliche. «All’interno del Best House Rom – si legge nel rapporto – non risulta vengano predisposti piani finalizzati a un adeguato percorso di inclusione sociale delle persone e del nucleo familiare accolto. Un centinaio di rom risultano essere ancora presenti dal luglio 2012 senza che per loro sia stata predisposta alcuna azione volta all’inclusione al di fuori della struttura». Insomma: i rom vengono «ospitati» nella struttura senza che nessuno li invogli, o gli dia gli strumenti, per camminare con le proprie gambe. Tuttaltro.

D’altronde, basta farsi un giro a via Visso per verificare come dati e giudizi del rapporto di «21 Luglio» non siano affatto esagerati. La struttura è composta da due capannoni, probabilmente ex magazzini. Intorno al muro di cinta è piazzato del filo spinato e i cancelli sono blindati, con chiusura telecomandata (e videosorveglianza). Impossibile entrare: «Serve l’autorizzazione del Comune» ci liquida una persona, allertata da alcuni bambini «di sentinella» mentre il cancello automatico si chiude ogni volta che passiamo davanti o cerchiamo di scattare una foto. E poi i ragazzini: in un lunedì mattina qualsiasi, ce n’erano almeno una quindicina in cortile a giocare a pallone: «Tu non vai a scuola?», chiediamo a un bimbo di 10 anni, allontanatosi in strada. «È vacanza», ci risponde, sapendo benissimo di mentire.

Costi abnormi per il Best House Rom. Ai quali, probabilmente, bisognerà aggiungere altri 1,2 milioni di euro per la ristrutturazione del campo La Cesarina, più quelli per la sua gestione futura. Già, perché nonostante sia stato pubblicizzato come uno sgombero, il Campidoglio vuole ripristinare il campo rom della Nomentana con container e servizi nuovi di zecca. Con buona pace dei residenti. I nomadi, infatti, erano stati spostati da La Cesarina in quanto le strutture preesistenti erano piene di amianto. Se la gara d’appalto andrà avanti, potrebbero tornarvi ben presto.

Vincenzo Bisbiglia   il tempo

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