20 dic – – Leggiamo insieme pagina 96 del rapporto del centro Studi Confindustria, presentato stamane da Giorgio Squinzi. Titolo di un capitoletto seminascosto: “Costoso, il capitalismo pubblico” dai contenuti sorprendenti. A fine 2012, risultava che la pubblica amministrazione, nelle sue diverse articolazioni istituzionali, possedeva partecipazioni in ben 7.712 società pubbliche o miste pubblico-private.
Quest’anno poco è cambiato. Anzi la tendenza dello Stato padrone si è sempre più allargata e come dimostra il caso Acea o quello dell’azienda di trasporto genovese basta un accenno alla privatizzazione che si alzano le barricate. Secondo la banca dati Consoc del ministero per la Pubblica Amministrazione, risulta che il mantenimento di questi organismi partecipati costa alla Pubblica Amministrazione, e quindi a noi attraverso tasse e balzelli vari, circa 22,7 miliardi di euro l’anno, ben l’1,4% del Pil.
Mr. spending review, Cottarelli, dunque, dovrebbe studiarsi per bene questa banca dati. Si tratta, infatti, di cifre consistenti per società, enti, consorzi e quant’altro nati, a livello sopratutto locale, per aggirare i vincoli di finanza pubblica, in particolare il patto di stabilità che grava sui Comuni, ma soprattutto – dice Confindustria – come strumento per mantenere il consenso politico attraverso l’elargizione di posti di lavoro.
Che fare di fronte ad un tale groviglio si interessi e convenienze che se approfondito un po’ farebbe impallidire le inchieste sui Batman regionali di questi ultimi tempi?
Sarebbe prioritario dismettere gli enti o comunque azzerare i costi per le pubbliche amministrazioni di quegli organismi che non producono servizi di interesse generale. La metà delle partecipate, infatti, cioè oltre 3500 società, non svolge attività di interesse generale, pur assorbendo circa 11 miliardi di costi pubblici l’anno.
Inoltre, oltre un terzo delle partecipate ha registrato perdite nel 2012 con un onere pubblico di circa 4 miliardi. Il 7 per cento di questi organismi ha presentato bilanci in rosso negli ultimi tre anni (ma per molti di questi non c’è mai stato un bilancio positivo). Chiosa Confindustria: “Sono numeri straordinari che il Paese non può permettersi”.
Pazzesco, ma vero. E il parlamento? Tace. E i partiti di governo? Tacciono! E quelli di opposizione? Distratti…
Fonte notizia: banca dati Consoc – e Dagospia. ilnord