Fuggite dall’Italia oltre 27mila imprese, creati all’estero 1,5 mln di posti di lavoro

energia30 mar – Sono oltre 27mila le imprese italiane che hanno deciso di trasferire all’estero parte dell’attivita’ produttiva dal 2000. Lo rileva uno studio della Cgia di Mestre secondo il quale se in questi ultimi anni la crescita del numero delle aziende che delocalizzano e’ stato abbastanza contenuto, +4,5% tra il 2008 ed il 2011, nell’arco temporale che va dal 2000 al 2011, invece, l’incremento e’ stato molto consistente: +65%. Alla fine del 2011 ammontavano a poco piu’ di 1.557.000 i posti di lavoro creati oltre confine.

Molte imprese delocalizzano a causa degli alti costi dell’energia, che negli ultimi anni sono aumentati.

L’elemento chiave è la componente legata agli incentivi per le rinnovabili che insieme alle altre incentivazioni che gravano sulle bollette arriverà, per il presidente dell’autorità per l’Energia, Guido Pier Paolo Bortoni, al record di 13,5 miliardi nel 2013. «Nel comparto fotovoltaico siamo arrivati a 6,5 miliardi annui – spiega – mentre globalmente il valore è doppio. La buona notizia è che siamo vicini al livello massimo ma si deve fare qualcosa di più per contenere questi oneri, non è certo questo il livello efficiente per il sistema. ».

Le tasse, la burocrazia, il costo del lavoro, il deficit logistico-infrastrutturale, l’inefficienza della Pubblica amministrazione, la mancanza di credito e i costi dell’energia rappresentano degli ostacoli spesso insuperabili che hanno indotto molti imprenditori a trasferirsi in Paesi dove il clima nei confronti dell’azienda e’ piu’ favorevole”.

Il Paese piu’ attrattivo per i nostri imprenditori e’ la Francia: sono 2.562 le aziende italiane che hanno trasferito una parte della propria filiera produttiva nel paese Transalpino. “Un elemento di forte richiamo – prosegue Giuseppe Bortolussi – e’ la certezza del diritto. In Francia, ad esempio, i tempi di pagamento sono piu’ puntuali e piu’ rapidi di quanto avviene da noi. La giustizia francese funziona e chi non paga viene perseguito e sanzionato. Senza contare che i tempi di risposta delle autorita’ locali sono strettissimi, al contrario di quanto succede in Italia dove l’unica certezza sono i ritardi che accompagnano quasi ogni pratica pubblica”.

Dopo la Francia, tra i Paesi che hanno attratto gli interessi delle nostre imprese troviamo gli Stati Uniti (2.408 aziende), la Germania (2.099 imprese), la Romania (1.992 unita’ produttive) e la Spagna (1.925 aziende). La Cina e’ al settimo posto, con 1.103 imprese italiane che hanno scelto di proseguire la propria attivita’ produttiva in estremo oriente.

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