Proposta di legge sulla corruzione depositata da Grasso rivela un tratto rozzamente repressivo

grasso20 mar – La proposta di legge sulla corruzione depositata dal senatore Grasso rivela un tratto rozzamente repressivo. La nuova legislatura si è avviata inseguendo i peggiori umori della piazza e dimenticando i buoni argomenti in tema di giustizia. All’insegna di una campagna elettorale che, in realtà, continua sotto diverse e spoglie.

Nei giorni scorsi avevamo notato che molte delle iniziative legislative annunciate in tema di giustizia appaiono improntate ad un dichiarata e spasmodica ricerca del consenso di schietto stampo repressivo. A questa impostazione non sfugge la proposta di legge in merito a corruzione e reati finanziari depositata dal Senatore Grasso prima della elezione a Presidente del Senato.

Ignorando il dibattito che da sempre anima dottrina e giurisprudenza, si vuole cancellare con un tratto di penna la distinzione tra costrizione ed induzione, pur sapendo che si tratta di due condotte diversissime tra loro, che hanno disvalore sociale non equiparabile e presuppongono diseguali coinvolgimento e responsabilità del privato.

Ugualmente, si vuole abolire la punibilità del concusso che ci è imposta dalla Convenzione OCSE del 1997. Inoltre, si propone l’allungamento della prescrizione dei reati contro i “colletti bianchi”, annunciando di voler dare più tempo ai giudici, ma si sottace all’opinione pubblica l’allungamento dei processi che ciò determinerebbe, senza tuttavia rimuovere le cause del problema, da ricercare invece nelle indagini preliminari, dove, secondo studi accreditati, i fascicoli dormono per lungo tempo.

Infine si aumentano le pene di una serie di reati, benché indiscutibilmente di minore gravità, e ciò al fine di consentire l’adozione di misure cautelari ed intercettazioni, con il trasparente intento di abbassare la soglia di libertà del Paese, già adesso a livelli di guardia.

Il tutto, secondo le dichiarazioni che accompagnano questa, come altre prese di posizione provenienti dallo schieramento politico di appartenenza, condito dalla necessità di mettere una certa distanza dalla appena varata riforma dei reati contro la P.A., facendo credere che una controriforma immediata annullerebbe gli effetti negativi sui processi in corso, il che non è vero come tutti ben dovrebbero sapere. Se il buon giorno si vede dal mattino, dobbiamo amaramente constatare che l’avvio della nuova legislatura ci sta riportando indietro nella notte della Repubblica da cui speravamo si potesse uscire.

Roma, 20 marzo 2013 – La Giunta camere penali

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