Siria e armi chimiche una situazione da sbrogliare

Di Michael Sfaradi – Tel Aviv 25 dicembre 2012

Che ci sia una ferrea volontà politica da parte occidentale nel voler necessariamente mantenere un basso profilo sulla crisi siriana è ormai chiaro a tutti, ma che gli organi di informazione che dovrebbero, il condizionale in questo caso non è d’obbligo ma sacrosanto, essere completamente indipendenti, si prostrino al potere e si rendano complici del silenzio che circonda il dramma, dovrebbe farci seriamente riflettere sul significato del concetto di libertà dell’informazione anche, e soprattutto, nelle nazioni democratiche.

Probabilmente la situazione nel martoriato Paese è di una delicatezza, gravità e pericolosità tali che informare il pubblico in maniera giusta ed esaustiva su ciò che accade, potrebbe essere motivo di seria preoccupazione, questo perché, alla fine,  bisognerebbe spiegare troppe cose che metterebbero in imbarazzo diverse cancellerie un po’ in tutto il mondo.

Visto poi che anche l’ONU ha messo la sordina alla vicenda con la scusa dei veti incrociati fra Russia e Stati Uniti, il sospetto che siano in molti a non sentirsi la coscienza a posto è legittimo soprattutto in un’organizzazione come quella che ha sede nel palazzo di vetro dove già in diverse altre occasioni anziché agire si è preferito mettere lo sporco sotto il tappeto con la speranza che nessuno se ne accorga.

Da quando è cominciata la rivolta in Siria si è taciuto su tutto, massacri di civili, bombardamenti nei centri abitati mirati esplicitamente contro la popolazione, importanti città completamente distrutte come Homs o Aleppo. Si continua inoltre a tacere anche sul vero punto nevralgico della situazione, l’arsenale di armi chimiche in possesso dell’esercito siriano.

Se queste armi cadessero nella mani sbagliate i già altalenanti equilibri potrebbero saltare e far rapidamente precipitare la situazione in una guerra regionale che vedrebbe coinvolte alcune nazioni confinanti.
Queste armi oltre ad essere di distruzione di massa e non convenzionali, potrebbero, in toto o in parte il pericolo è serio e reale, anche cadere nelle mani di organizzazioni terroristiche con conseguenze che potrebbero essere catastrofiche.
Nei giorni scorsi avevo già dato notizia di un’esplosione in un magazzino di Hetzbollah, milizia filo iraniana, nel Libano del sud e anche della nuvola di agenti chimici che ne era seguita. Il sospetto che l’esplosione avesse interessato parte di quell’enorme arsenale che la Siria aveva accumulato nel corso degli ultimi anni, vista anche la presenza in aria di jet israeliani il giorno dell’esplosione, era molto fondato.

A confermare indirettamente la delicatezza della situazione ci ha pensato il 22 dicembre scorso il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov in un messaggio a Washington dove ha confermato che uno o due siti dove sono attualmente conservate gran parte delle armi chimiche sono ora sotto il controllo di militari russi, e questo per evitare che le stesse finiscano in mano ad affiliati di Al Qaeda o di organizzazioni vicine alla stessa come Jabhat al-Nusra.

Altro motivo di profonda preoccupazione, che però non traspare dalle scarsissime informazioni che arrivano dal martoriato Paese, è proprio la presenza tra le fila dei rivoltosi di terroristi che non aspettano altro che la fine del regime di Assad per trasformare la nazione siriana in una nuova enclave della quale mettere il mondo intero sotto scacco.
Anche se la destituzione di un dittatore come Assad può sembrare una notizia importante dal punto di vista della libertà e della democrazia, l’esperienza degli ultimi anni ci ha purtroppo insegnato che le ‘primavere arabe’ hanno sostituito crudeli dittature di stampo laico con altre dittature altrettanto crudeli di ispirazione islamico-religiosa, e che nel cambio, purtroppo, le popolazioni non hanno guadagnato in libertà, anzi, in molti casi, le gravi situazioni sono addirittura peggiorate.
L
’attuale frenetica corsa di questi giorni di Russia, Usa, Giordania e Israele al fine di neutralizzare la gravissima minaccia rappresentata da questi armamenti chimici siriani, dovrebbe far seriamente riflettere su quanto sia pericoloso che regimi dittatoriali possano dotarsi  di armi di distruzione di massa vietate, fra l’altro, da tutte le convenzioni di Ginevra.

Non è sicuramente nascondendo le notizie pericolose che si può e si deve mantenere la tranquillità delle popolazioni occidentali, ma evitando sul nascere che armi di questa pericolosità finiscano nelle mani sbagliate.
Questo perché se è vero che oggi il problema è estremamente grave, un domani, nella malaugurata ipotesi che nazioni come l’Iran dovessero dotarsi dell’arma nucleare, il mondo, anche considerando le dichiarazioni dei vertici della repubblica islamica, si potrebbe ritrovare a un passo da una guerra di dimensioni apocalittiche.

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