La lotta alla mafia? Togliere i figli ai boss

5 sett – Togliere il figlio al boss della ‘ndrangheta, per evitare che segua la strada del padre nella malavita organizzata: è questa la via che sta provando a seguire il Tribunale di Reggio Calabria, con l’affido fuori dalla Calabria per i minori appartenenti a famiglie mafiose.

Ad aprire la frontiera è stato il giudice Roberto Di Bella, 48 anni, che ha deciso di applicare la decadenza dalla potestà come provvedimento di natura civile.

Come racconta il “Corriere della Sera”, uno dei primi casi ha riguardato un 16enne, rampollo di una delle più potenti famiglie di ‘ndrangheta: dopo essere stato “pizzicato” vicino a una macchina danneggiata della polizia ferroviaria di Locri, viene processato per furto e danneggiamento, ma le prove risultano insufficienti e viene assolto. Nel corso delle indagini i giudici ricostruiscono però un quadro familiare “inquietante” diviso fra il padre ucciso in un agguato, fratelli incarcerati e una madre ritenuta “incapace di indirizzarlo al rispetto delle regole”.I giudici, su richiesta del pm minorili, hanno quindi deciso di intervenire e optare per “un provvedimento limitativo della potestà genitoriale” che significa la nomina per il 16enne di un curatore speciale, visto “il conflitto di interessi tra lui e la madre incapace di indirizzarlo al rispetto delle regole civili e tutelarlo ” e l‘affidamento del “minore al servizio sociale per inserirlo subito in una comunità da reperirsi fuori dalla Calabria, i cui operatori professionalmente qualificati siano in grado di fornirgli una seria alternativa culturale”. tgcom24

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