Crisi, Monti: errori in passato, ci si inchinò al potere egemone dell’impresa

27 lug – ”La verita’ purtroppo non bella da dire, e’ che messaggi di speranza – nel senso della trasformazione e del miglioramento del sistema – possono essere dati ai giovani che verranno tra qualche anno. Ma esiste un aspetto di ”generazione perduta” purtroppo. Piu’ che attenuare il fenomeno con parole buone credo che chi in qualche modo partecipa alle decisioni pubbliche debba guardare alla crudezza di questo fenomeno e dire: facciamo il possibile per limitare i danni, ma soprattutto impegnamoci seriamente a non ripetere gli errori del passato, a non crearne altre di ‘generazioni perdute”’.

E’ quanto dichiara il premier Mario Monti in un’intervista a ‘Sette’, in edicola da domani. ”Le risposte corrette l’Italia avrebbe dovuto darle dieci, venti anni fa, gestendo in modo diverso la politica e la politica economica, pensando di piu’ al futuro e un po’ meno all’immediato presente”, aggiunge Monti, che rispetto al dato Istat secondo il quale sono otto milioni gli italiani poveri commenta: ”Ho due considerazioni: una che e’ chiaro che bisogna essere capaci di far funzionare meglio le nostre economie; l’altra e’ che non bisogna piu’ avere paura, come e’ stato per venti- trent’anni dopo l’inizio di Reagan e Thatcher, di parlare di politiche contro le eccessive disuguaglianze e di fiscalita’ progressiva”.

Del capitalismo e perche’ abbia fallito risponde: ”Ha cominciato a peggiorare e a produrre risultati meno buoni quando e’ diventato ”monopolista”. Fino a che esisteva un competitore serio – che era il sistema comunista – il capitalismo ha trovato al suo interno gli anticorpi per rinnovarsi, per moderarsi e per orientarsi. Quando poi il capitalismo e’ diventato ”il sistema” senza la sfida di un modello antagonista si sono create delle derive, come un’eccessiva finanziarizzazione, l’eccessivo laissez faire; con i pubblici poteri che invece di fare l’arbitro si mettevano ai margini del gioco e si inchinavano di fronte al potere egemone dell’impresa”.

Se dovesse indicare delle persone determinanti nel suo percorso professionale risponde: ”Al terzo anno di Bocconi il professore Ferdinando Di Fenizio, un docente di politica economica che ha di colpo acceso il mio interesse nei confronti delle questioni macro economiche” mentre il politico italiano che ammira di piu’ e’: ”Luigi Einaudi” e le sue figure storiche preferite: ”Charles De Gaulle, un uomo che e’ riuscito a tirar fuori la Francia dal disordine della Quarta Repubblica e a farne una nazione rispettata. Poi il grande segretario generale dell’Onu, lo svedese Dag Hammarskjold. E John Kennedy, per la sua capacita’ di trasformare un Paese con l’entusiasmo, andando contro la conservazione”. Richiamerebbe in vita ”Jean Monnet, l’ideatore dell’Unione Europea: e’ una delle personalita’ che mi appassionano di piu’, per la sua inaudita creativita’ politica, per la sua capacita’ di invenzione”.

Due battute sulla sua esperienza in politica, interrogato su quali siano i politici piu’ detestabili risponde: ”Non vorrei dimenticarne qualcuno” e a proposito del suo stato d’animo la frase che pronuncia e’: ”Che ci faccio qui?”. agi

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