19 marzo â LâItalia eâ arrivata alla cifra-monstre di 1.935,829 euro, vale a dire 32.300 euro per ciascuno, neonati compresi. A fare i conti sono Adusbef e Federconsumatori, che assegnano al governo Monti il record dellâesecutivo che, negli ultimi 15 anni, ha registrato la piuâ consistente crescita mensile del debito pubblico, pari a 15,4 miliardi.
Dal 1996 in poi, sottolineano ancora Adusbef e Federconsumatori, gli incrementi del debito pubblico sono andati crescendo di volume: il primo governo di centro sinistra (1996-2001) ha proceduto a colpi di 2,7 miliardi di euro al mese. Col successivo governo Berlusconi (2001-2006) siamo arrivati ad oltre 3,8 miliardi al mese. Il nuovo governo Prodi (2006-2008) ha ritoccato le emissioni portandole a 3,9 miliardi al mese. Con lâultimo governo Berlusconi (2008-2011) lâincremento si impenna fino a superare i 6 miliardi al mese.
Da febbraio 2011 a gennaio 2012, spiegano le due associazioni, il debito pubblico eâ passato da 1.875,917 a 1.935,829 euro, con un aumento di 59,912 miliardi. Pertanto, solo nellâultimo anno, lâaumento del carico per ciascuno dei 60 milioni di residenti, neonati compresi, eâ stato pari a 998 euro (a 32.300 euro), mentre per ciascuna famiglia lâonere eâ cresciuto di 2.723 euro a circa 88mila euro. Ma sotto il governo Monti la cifra eâ addirittura raddoppiata arrivando a quasi 15,5 miliardi di euro al mese e âraggiungendo un record difficilmente superabileâ.
Oltre a fare i conti, le due associazioni ricordano anche la loro ricetta per ridurre il debito pubblico, ripetuta negli ultimi 10 anni: la soluzione, dicono, âpassa per la vendita dellâoro e delle riserve di Bankitalia, non piuâ necessarie a garantire la circolazione monetaria, la lotta agli sprechi ed alla corruzione, i tagli dei privilegi ovunque siano annidati, il tetto agli stipendi dei manager pubblici, la sostituzione delle auto blu in tutti i settori (nessuno escluso) con lâabbonamento ai servizi pubblici di trasporto locale e nazionale, la riduzione dei finanziamenti pubblici ai partitiâ.
Per rilanciare lâeconomia in recessione, infine, ââoccorre finalizzare almeno il 50% dei prestiti triennali di 251 miliardi di euro, che le banche hanno ricevuto dalla Bce al tasso dellâ1%, costituendo un fondo straordinario per ridare ossigeno alle famiglie ed alle imprese strangolate, ad un tasso non eccedente il triplo, introdurre lâaccisa mobile sui carburanti per impedire un surplus fiscale (ben 4 miliardi di euro negli ultimi anni incassati dallo Stato), congelare lâaumento dellâIva previsto dal 1 ottobre dal 21 al 23% ed i rincari dellâIva intermedia che vanno a gravare sui beni di prima necessitaââ. ansa
