Uno bianca, il figlio del killer Roberto Savi: giusto che i colpevoli paghino

BOLOGNA 15 Gen 2012 – Mi sono messo nei loro panni e non è per niente bello quello che possono aver passato i parenti delle vittime. E infatti sono d’accordo con loro che è giusto che paghino”. Le parole, a pochi giorni dalla semilibertà a Marino Occhipinti, sono del figlio di Roberto Savi, uno dei killer della Uno Bianca, in un’intervista a Radio Nettuno. Ha 28 anni, all’epoca dell’arresto del padre ne aveva nove. E nel caso Roberto Savi tornasse libero? “Nonostante tutto non vorrei averci niente a che fare”. “Se me lo trovassi di fronte? Uno, non saprei cosa dirgli. Due, preferirei proprio non trovarmelo”, ha aggiunto. Ha ancora bene in mente la serata in cui il padre, agente della polizia nella questura di Bologna, venne arrestato, il 21 novembre 1994: “Casa mia – ha raccontato nell’intervista a don Marco Baroncini, giornalista pubblicista e parroco di Ripoli, il paese dove abitano il marito e i figli di Annamaria Franzoni – si riempì di poliziotti e anche sotto casa era veramente pieno. Infatti mi rimase impresso in testa”. Roberto Savi, ora all’ergastolo, insieme ai fratelli Fabio e Alberto, a Pietro Gugliotta e a Marino Occhipinti faceva parte della banda di criminali che tra il 1987 e il 1994 si lasciò dietro 24 morti e un centinaio di feriti tra Bologna, la Romagna e le Marche.

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