Crisi: scontro su aumento dei salari ai 40mila funzionari UE

BRUXELLES – In tempi di austerita’, anche la busta paga degli eurofunzionari deve restare congelata. Con questa motivazione, il Consiglio della Ue, che rappresenta i 27 stati membri, ha deciso di bloccare la proposta di un aumento dell’1,7% dei salari dei 40 mila funzionari della Commissione europea, decidendo di deferire Bruxelles alla Corte di giustizia per non avere tenuto conto della ‘clausola di eccezionalita”, giustificata dalla crisi. L’iniziativa del Consiglio, assunta su richiesta della Francia, ha aperto le ostilita’ con l’euroesecutivo che si prepara a contrattaccare, come gia’ fece in una circostanza analoga due anni fa. ”Un nostro ricorso alla Corte e’ molto probabile”, ha detto il portavoce Olivier Bailly.

Il collegio decidera’ durante la sua prima riunione dopo le feste, l’11 gennaio prossimo. Due anni fa, il duello giudiziario si concluse con la vittoria della Commissione europea che anche questa volta si sente sicura di poter sfidare l’ira degli Stati membri, in nome del rispetto delle regole. L’aumento richiesto rappresenta la media delle variazioni salariali registrate nel 2010 nelle pubbliche amministrazioni di otto paesi europei, Italia inclusa, che e’ pari all’1,1%. A questa cifra, va aggiunto l’ aggiustamento al costo della vita in Belgio, dove la stragrande maggioranza dei funzionari europei vive e dove l’inflazione 2010 e’ stata pari al 3,4%. ”Questo meccanismo e’ stato scelto e deciso dagli stati membri e le regole – ha detto il portavoce – vanno rispettate. Il nostro salario deve evolvere come stabilito”.

Gli otto paesi di riferimento ai quali gli stati membri hanno deciso di legare le dinamiche salariali dei funzionari europei, sono Italia, Francia, Germania, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Spagna e Gran Bretagna. Secondo i dati forniti dai rispettivi governi, i salari della pubblica amministrazione sono aumentati in cinque e calati in tre. In Francia, l’aumento e’ stato del 2% (con un’inflazione del 2,3%), in Germania dell’+1,3% (inflazione +2,4%), in Belgio del 3,6% (inflazione +3,4%), in Olanda del 2% (inflazione +2,5%) e in Gran Bretagna dell’1,3% (inflazione +4,2%). In nessuno di questi paesi, quindi, l’aumento e’ stato un grado di far fronte al costo della vita. In Italia, la situazione e’ stata ancora meno rosea: il salario dei dipendenti pubblici e’ calato dello 0,2% a fronte di un’inflazione del 3%. Ancora peggio in Lussemburgo e in Spagna con un calo dei salari rispettivo dello 0,8% e dello 0,6% a fronte di un tasso inflattivo del 3,8% e del 3%.

Bruxelles nega di non tenere in considerazione la crisi e ricorda che per rispondere alle richieste di austerita’ invocate dagli stati membri, la Commissione ha presentato proposte che ridurrebbero la spesa della pubblica amministrazione europea di un miliardo di euro l’anno. Tra le misure, l’aumento dell’orario settimanale da 37 a 40 ore; l’aumento dell’eta’ pensionistica da 63 a 65 anni, contro una media Ue di 62,5 anni; e un calo del 5% del numero effettivo degli impiegati.

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