Goldman Sachs, banca pigliatutto. Ci hanno lavorato anche i neo premier italiano e greco

Negli Stati Uniti, Goldman Sachs è diventato ormai un nome familiare: ne hanno parlato tutti. Goldman Sachs è il potere di riferimento dei film Inside Job di Charles Ferguson e Wall Street di Oliver Stone, il quale ultimo ha anche definito la Goldman Sachs in tv come «the Evil Empire», l’Impero del male.

Sulla stampa europea, invece, la banca d’affari ha fatto la sua comparsa nella veste di Spectre, padrona occulta del mondo da quando, con la chiamata di Mario Monti al capezzale dell’Italia, i tre leader più vicini al vortice dell’attuale crisi finanziaria, il presidente del consiglio in Italia, il
premier greco e il presidente della Banca Centrale Europea, risultano tutti essere stati legati a Goldman.

Fra i titoli di questi giorni: «Le mani di Goldman Sachs sulla crisi europea» (Repubblica), «Goldman Sachs, le trait d’union entre Mario Draghi,
Mario Monti et Lucas Papadémos» (Le Monde), «Il governo Goldman Sachs ai vertici dell’Europa» (Euronews) «In che mani siamo. Tutti gli uomini di Goldman Sachs» (Il Manifesto), «Attacco all’Euro, si moltiplicano i sospetti su Goldman Sachs» (La Stampa), «L’Europa è nella rete di Goldman Sachs» (Il Giornale), «Goldman Sachs: il lato ombra di Draghi e Monti» (Il Fatto).

Quanto possano essere fondati questi allarmi si può giudicare dalle vicende della Goldman in Patria, dove il nome viene citato in relazione a bolle
finanziarie fin dai tempi dei fondi di investimento andati a picco negli anni Venti del secolo scorso.

Per descrivere i rapporti fra la banca d’affari e il potere ci si serve, di solito, dell’immagine della porta girevole. Gli esempi più macroscopici sonodue dirigenti Goldman divenuti Ministri del Tesoro, Robert Rubin, con Clinton, dopo 26 anni in Goldman Sachs, e Henry Paulson, presidente e amministratore delegato di Goldman prima di essere reclutato nel 2006 da George Bush, proprio negli anni della crisi finanziaria e del crollo, nel 2008, di Lehman Brothers (la più grossa concorrente della Goldman, guarda caso l’unica lasciata fallire nell’indifferenza, insieme con Bear Stearns).

Il Presidente Barack Obama, appena finita la campagna elettorale, chiamò alla Casa Bianca nei posti chiave per l’economia, non gli economisti come Karen Kornbluh e Austan Goolsbee, dell’Università di Chicago, che lo avevano consigliato in campagna elettorale, ma un’équipe di robusti ex-bancari e intellettuali liberisti di cui, oltre ai suddetti Rubin e Paulson, facevano parte personaggi come Larry Summers (che l’anno prima come conferenziere aveva intascato 2,7 milioni di dollari in onorari da futuri beneficiari dei salvataggi, fra cui la Goldman), Gene Sperling, che nel 2008 dalla Goldman aveva ricevuto 887mila dollari e, fra i suoi meriti (si fa per dire) aveva la redazione della legge Commodity Futures Modernization Act, che nel 2000 aveva impedito la regolamentazione di strumenti come i derivati e gli swap e Mark Patterson, che sempre nel 2008 risulta avere intascato 637mila 492 dollari come lobbista per la Goldman. Ma sono solo i primi esempi.

Si segnalano come «goldmanisti» anche il presidente della Borsa di New York e gli ultimi due presidenti della potentissima Federal Reserve di New York, deputata a sorvegliare proprio la Goldman da quando questa si è trasformata in holding. Non va trascurato neanche il fatto che Goldman Sachs risulta il secondo finanziatore della campagna elettorale di Obama, con contributi per oltre un milione di dollari (1.013.091 dollari).

Uomini passati dalla Goldman sono attualmente al timone della Banca Mondiale e della Banca nazionale del Canada.

Spostando lo sguardo sull’Europa troviamo che un ex presidente di Goldman Sachs International, Peter Sutherland, ha giocato un ruolo chiave nel
salvataggio dell’Irlanda, che l’ex direttore della Bundesbank e della Bce Otmar Issing è oggi advisor della Goldman, e che ha un passato nella Goldman perfino l’attuale capo dell’Ufficio di Gestione del Debito pubblico greco, Petros Christodoulou.

Tornando a noi, la mappa ci dice che Mario Draghi è stato vice-presidente della Goldman per l’Europa dal 2002 al 2005, Mario Monti consigliere
internazionale dal 2005, e il neo-Premier greco Lucas Papademos governatore della Banca centrale della Grecia quando, lo dicono certi resoconti, Goldman Sachs truccò i conti del paese per favorirne l’ingresso nell’euro.

Figure Goldman Sachs di rilievo in l’Italia sono Romano Prodi, due volte advisor della Goldman, prima di tornare all’Iri per privatizzarla ed essere
eletto a presidente del consiglio nel 1996. Al suo fianco, negli anni, Massimo Tononi, bocconiano, ex funzionario della Goldman a Londra, sottosegretario all’economia nel governo Prodi 2006-2008 e oggi presidente di Borsa Italiana, la società di proprietà del London Stock Exchange che controlla Piazza Affari; un incarico assunto lo scorso giugno, poche settimane prima del decollo dello spread.

Potrà essere interessante seguire questi e altri nomi sullo scacchiere politico e finanziario mondiale, alla luce della notizia data da MF, poi ripresa da La Stampa e da Repubblica, secondo cui sarebbe stata proprio la Goldman Sachs a innescare l’ondata di vendite di Btp a cui dobbiamo l’impennata del famoso spread, e dunque il panico che ha portato in carrozza Mario Monti in Italia, accolto con gratitudine come il salvatore della patria, e dei nostri portafogli.

Alessandra Nucci

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