Il fil rouge “collaborativo” tra Magistratura e PD si allunga fino al Quirinale?

di Ornella Mariani

Nella coscienza di Sergio Mattarella e alle pareti delle stanze di un Pd sempre più squalificato, dovrebbe essere scritto: Caesaris coniugium non esse honestum, sed etiam honestate videntur.

Qualche domanda, allora:
Chi?
Perché?
E perché il Presidente della Repubblica non ha sciolto l’Organismo che pur presiede, così restituendogli credito e dignità?
Tenendosi a distanza dallo scandalo ha, invece, confermato la mancanza di solvibilità di una Magistratura sempre più contigua alla Sinistra;
ha riconosciuto all’Italia il primato della corruzione internazionale;
ha esibito, ancora una volta, quella sua propria funzione fantasma che lo renderà meritevole di passare alla Storia per neghittosità e immobilismo;
ha esibito assordanti e indifferenti silenzi a fronte di circostanze che allontano sempre più il Paese legale dal Paese reale.

Dall’inquietante scenario, emerge una realtà che, priva anche dell’ultimo brandello di Etica, è stata insultata pure nel giorno della sua più importante ricorrenza.
Il 2 e 3 giugno del 1946 nell’Italia stremata dal conflitto, fu celebrato un Referendum istituzionale col quale gli ITALIANI furono chiamati a scegliere fra Monarchia e Repubblica.
E fu la nostra prima votazione a suffragio universale.
La nostra Storia!
Uno stropicciato ed impresentabile Presidente della Camera, eletto senza voti per effetto delle designazioni blindate, invece, ha chiamato Rom e Migranti senza titolo né merito a condividere la memoria delle Libertà riconquistate.
A Roberto Fico mancano orgoglio identitario e rispetto per il sacrificio di Quanti concorsero alla costruzione di un Paese lacerato e sofferente.
Nel Personaggio, con tutta evidenza, coincidono peso specifico intellettuale; peso specifico politico e peso specifico elettorale: proposto a Governatore della Regione Campania nel 2010, ottenne un consenso pari all’1,35%. Candidato nel 2011 a Sindaco di Napoli, riscosse un altrettanto fallimentare consenso: l’1,38%. Il dato rivela la stortura di una Legge che non di rado premia Imbecilli ed Ignoranti…..
Forse Egli aspira ad avvalersi della locuzione latina del Nemo Propheta in Patria sua ma, proprio a proposito di Patria, si è toccato il fondo!

Lo sfacelo morale evidenziato dalla indagine per corruzione abbattutasi sulla Magistratura marcia verso due ipotesi:
l’inchiesta sarà insabbiata quando gli Italiani saranno impegnati nell’orgia ferragostana;
il regolamento interno di conti che le ha dato stura si concluderà col consolidamento delle posizioni di potere dei Sopravvissuti, mettendo temporaneamente in soffitta gli “Infangati”.
In un caso e nell’altro, lungi dal diritto a rivendicare integrità, il Pd perderà il controllo della Magistratura anche grazie al discutibile comportamento di Luca Lotti, già indagato nel 2016 per favoreggiamento e rivelazione di segreto istruttorio in un’inchiesta su appalti Consip.
Registrazioni telefoniche; indagini; sequestro di documenti da parte dei GICO della Guardia di Finanza amplificano gli interrogativi circa l’onore umano e istituzionale di molti Giudici e, in particolare di Luca Palamara.
A quale titolo Egli disponeva di atti della Procura di Roma estranei alle proprie competenze?
Vale il suo giustificarli come richieste di disatteso “aiuto” avanzate da Conoscenti?
Vale la sua autocertificata onestà ad affrancarlo dall’accusa di aver tentato di contrastare l’insediamento di Francesco Lo Voi nel ruolo di Procuratore Capo della Repubblica di Roma, liberato dal pensionamento di quel Giuseppe Pignatone deciso a mandare a processo proprio Luca Lotti?
Vale il suo negare manovre giuste a pilotare nomine esitate da interessi; rivalità, pressioni e contrapposizioni che hanno fatto da retroterra a questa “Mani Pulite bis”?

L’effetto domino ha provocato autosospensioni e dimissioni e l’area di appartenenza di questi Soggetti è sempre una, come conferma la chiamata in causa anche del Deputato Cosimo Ferri…: Egli avrebbe appreso e riferito la presenza di un Trojan nel telefono del Palamara da Componenti del C.S.M. che, a loro volta, ne avrebbero avuto notizia da Stefano Erbani.

Dunque: il fil rouge “collaborativo” che salda la Magistratura al PD si allunga al Quirinale?
Il citato Erbani è Consigliere giuridico di Mattarella e ancora Luca Lotti ha vantato col Palamara di aver discusso al Colle la propria vicenda giudiziaria, vantando di poterci tornare “Quando voglio”….
In questo contesto di omissioni e collusioni, trovano senso le parole di fuoco di Francesco Cossiga che, definito Palamara una “faccia da tonno”, espresse un durissimo giudizio sull’A.N.M.: “… un’associazione sovversiva e di stampo mafioso…”.

Ed è ora di verità.
Di tutte le verità negate e/o sottaciute: giusto e dopportuno, dunque, anche il J’accuse di Fiammetta Borsellino: “… una responsabilità collettiva da parte di magistrati che nei primi anni dopo la strage hanno sbagliato a Caltanissetta con comportamenti contra legem e che ad oggi non sono mai stati perseguiti…”.
L’assassinio di Paolo Borsellino resta inchiodato ai misteri ed alle ambiguità di Giuseppe Ayala, Sottosegretario di Grazia e Giustizia nei governi Prodi e d’Alema 1° e 2°.
Era quel Magistrato il cui scoperto bancario, ammontante a quattrocentottanta milioni, lo rendeva incompatibile col ruolo…; ma un paracadute parlamentare archiviò lo scandalo….
Sta di fatti che Egli fu fra i Primi ad impegnare la drammatica scena di via d’Amelio, ove sparì l’agenda rossa custodita nella borsa del coraggioso Borsellino.
L’8 aprile del 1998, Ayala disse di avere rifiutato di prenderla dalle mani di un Ufficiale dei Carabinieri che l’aveva prelevata dal sedile posteriore dell’auto della Vittima;
il 2 luglio successivo, Ayala sostenne di non essere certo che l’Uomo, seppure in divisa, fosse un Ufficiale dei Carabinieri;
il 12 settembre del 2005, Ayala asserì di avere personalmente recuperato quella borsa e di averla consegnata ad un Ufficiale dei Carabinieri, negando fermamente di averla ricevuta da Costui;
l’8 febbraio del 2006, Ayala affermò di avere avuto la borsa da un Ufficiale non in divisa (la stessa Persona era stata già descritta in divisa) e di averla ceduta ad un Ufficiale in divisa accanto all’auto.
Sarebbe interessante sapere quale di queste versioni fu ritenuta credibile dagli Inquirenti.

Più interessante sarebbe conoscere la quota di solvibilità di Gente che decide delle nostre libertà e delle nostre vite.

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