Egitto, prete copto accoltellato a morte al Cairo

I cristiani dell’Egitto piangono ancora una volta un proprio martire. Si tratta di un sacerdote copto, padre Samaan Shehata, colpito a morte con un grosso coltello oggi nel quartiere di El-Marg, alla periferia settentrionale del Cairo. Padre Shehata svolgeva il suo ministero a Beni Suef, nell’Alto Egitto; si trovava però in questi giorni nella capitale per una conferenza a cui era stato invitato.

Il momento in cui il prete cristiano copto Padre Samaan Shehata viene pugnalato a morte dai musulmani.

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L’aggressione è avvenuta mentre si trovava insieme a un altro sacerdote copto, padre Benjamin Moftah. I due religiosi sono scesi dalla loro autovettura e hanno trovato ad aspettarli un uomo che ha estratto un grosso coltello colpendo padre Shehata alla testa e lasciandolo senza vita a terra sulla strada. Anche il secondo prete copto è stato ferito. L’aggressore è poi fuggito ma sarebbe stato fermato dalle forze di sicurezza egiziane.

Le indagini – scrive La Stampa – sono ancora in corso, ma la dinamica fa pensare a un’aggressione di matrice islamista, simile agli attacchi avvenuti ripetutamente negli ultimi mesi nelle grandi città europee. Non va dimenticato che la propaganda legata ai jihadisti in Egitto non ha mai smesso di prendere di mira i cristiani locali.

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Il Cairo (AsiaNews) – Nell’ultimo periodo in Egitto si stanno diffondendo casi di sequestro di giovani donne e ragazze cristiane, da parte di elementi riconducibili all’estremismo islamico e ai movimenti jihadisti locali. I rapimenti avvengono il più delle volte per costringere le donne cristiane a matrimoni e conversioni forzate con uomini musulmani. Le vittime sarebbero anche oggetto di abusi psicologici, fisici e sessuali, schiavitù domestica e prostituzione. I sequestratori, musulmani assoldati dai jihadisti, traggono enormi vantaggi dai sequestri; essi ricevono infatti benefici materiali, denaro, case e lavoro per i propri familiari. Secondo un attivista cristiano copto intervistato dal Washington Times i rapimenti sono parte di “una campagna per islamizzare la comunità cristiana egiziana”, sulla falsariga di quanto già avviene in Pakistan.

Negli ultimi mesi la comunità cristiana egiziana è stata oggetto di una serie di attacchi, fra i quali l’assalto a un bus di pellegrini copti a maggio, che ha causato la morte di decine di persone. Da dicembre sono quasi un centinaio i membri della minoranza religiosa (il 10% circa del totale della popolazione, pari a oltre 90 milioni di abitanti) a essere morti sotto i colpi dei fondamentalisti islamici. Fra questi le vittime delle esplosioni alle chiese la domenica delle Palme, e i fedeli deceduti nel contesto dell’attacco contro la cattedrale copta di san Marco in Abassiya, al Cairo, a dicembre dello scorso anno. Gli attacchi sono stati rivendicati dai miliziani dello Stato islamico (SI, ex Isis), attivi nel Paese.(DS)

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