Migranti, in Italia i meno istruiti e quindi meno produttivi

Semplificando – e molto – si potrebbe dire che tra gli immigrati che arrivano in Europa attraverso l’Italia, si fermano qui i meno qualificati. Il che significa: i meno istruiti e i meno produttivi. Se non siamo invasi dai migranti, come rileva l’ultimo aggiornamento Istat, il Corriere mostra in una lunga inchiesta che l’Italia in effetti spicca perché registra la più alta quota di stranieri con al massimo la licenzia media: il 47% della popolazione residente nata all’estero. In Francia e Germania sono un terzo.

Perché quelli che arrivano sono meno istruiti

La caduta si spiega anche con gli sbarchi. I richiedenti asilo sono in gran parte privi di istruzione e rappresentano il tipo di persone che altri governi europei preferiscono confinare in Italia. E così, se i dati Istat rivelano che il numero percepito di stranieri in Italia è più alto di quello reale, è vero che non riusciamo ad attrarre quelli qualificati, diretti altrove.

Così il quotidiano ipotizza che in Europa sia in atto una competizione non per fermare il flusso di migranti, ma per lasciare ad altri i meno preparati e meno produttivi, sperando di scremare per sé i migliorie più istruiti.

Ma non solo: spesso il livello di qualifiche degli immigrati è vicino a quello dei cittadini di un Paese, in media, perché ogni economia attrae persone compatibili al proprio modello. E l’Italia ha da sempre pochi laureati, sia nati qui che all’estero. Ma in questi anni inizia ad accadere qualcosa di nuovo e di diverso: mentre il livello di istruzione degli italiani sta lentamente crescendo, quello degli stranieri residenti cala rapidamente. Nel complesso l’apporto degli immigrati al potenziale di crescita del Paese è dunque minore, in confronto al passato recente. Se nell’Italia del 2017 vivessero stranieri con qualifiche pari a quelle registrate anche solo nel 2009, oggi avremmo 120 mila persone in più con un diploma delle superiori. AGI

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