Non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i musulmani sono jihadisti

 

Non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i musulmani sono jihadisti.

Armando Manocchia spiega perché.

Può darsi che non parlando la lingua dei più, non abbia compreso bene ciò che ho letto e riletto qua e là e girando per il Web ho trovato sulla rivista jihadista online in lingua inglese Inspire, per la precisione sul quarto numero, questo interessante invito per i musulmani in Occidente. Il sunto è che tutti i musulmani vengono caldamente invitati al jihad e a sottrarre agli ‘infedeli’ – con la forza o con l’inganno – i loro beni con qualsiasi mezzo. In tutta la rivista però si carpisce – anche se con sfumature, un tema sottinteso ma importante: la sensazione di fallimento e di sconfitta.

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L’AQAP, Al-Qaeda in the Arabian Peninsula implicitamente ammette di avere problemi di denaro cui deve far fronte al più presto. In quelle pagine salta subito agli occhi la frustrazione dell’AQAP, che menziona costantemente l’obbligo del jihad per i cosiddetti ‘buoni musulmani’, lamentando senza mezzi termini che in Occidente gli islamici non compiono attacchi terroristici, invitandoli inoltre a fare alla lettera ciò che una buona parte di essi effettivamente fa: derubare i non musulmani dei loro beni.

La rivista, riporta in quest’ultima edizione uno stralcio del libro di Abu Musab al-Suri e sottolinea che i jihadisti non possono combattere a viso aperto contro gli Stati Uniti e i loro alleati, e che l’unico modo per ottenere risultati è dedicarsi alla guerriglia o al terrorismo contro i civili (jihadismo). Mentre nella non tanto curiosa sezione “Che cosa aspettarsi nel Jihad” c’è la lista dei doveri del buon jihadista. Ne citiamo alcuni piuttosto eloquenti: comprare pistole, preparare bombe, effettuare attentati in zone occidentali nevralgiche e così via.

Ovviamente, non poteva mancare la sezione open source che contiene anche una guida su come costruire esplosivi a base di aria e carburante per far saltare in aria gli edifici. Questo tipo di esplosivo – avvertono – è potente ma difficile da utilizzare per ragioni tecniche relative alla corretta miscelazione di aria e carburante. Ma i materiali per fabbricarlo sono facilmente disponibili, perciò i jihadisti continueranno a utilizzarlo.

La rivista Inspire, oltre ad offrire una giustificazione ‘morale’ ai buoni jihadisti che compiono atti criminali per finanziare il jihad – prassi ormai sempre più frequente fra molti gruppi terroristici vedi ISIS, l’Islamic State of Iraq e quello che è diventato – da un lato, invita i musulmani in Occidente a non pagare le tasse come atto di disobbedienza contro lo Stato, dall’altro, riconosce tuttavia che questa pratica è poco percorribile in quanto rischia di rivelarsi un boomerang, perché offre alle autorità l’opportunità di arrestare i jihadisti per crimini relativamente facili da provare in Tribunale (stiano tranquilli, almeno in Italia è un pericolo che non corrono), e di perquisire le loro abitazioni, dove si possono raccogliere altre prove.

Come potete immaginare i numeri della rivista Inspire pubblicati dall’AQAP in inglese con lo scopo di ispirare (Inspire, il nome della rivista) e dotare il jihadista di mezzi semplici per compiere attacchi terroristici hanno avuto un impatto devastante sulla realtà di Parigi lo scorso 13 Novembre e che questo attacco, come dicono loro stessi, è solo l’inizio.

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I Media e i politici nostrani, volontariamente o involontariamente, per ignoranza o malafede, favoriscono l’immigrato e l’immigrazionismo, e con il loro islamicamente corretto sono portati a dividere i musulmani in due categorie: i ‘moderati’ e i terroristi. Mentre a mio avviso e non solo, entrambe le categorie sono la faccia della stessa medaglia: sono tutti jihadisti. E spiego perché.

I versetti stessi del corano e della sunna di Maometto sovrabbondano di tutte queste “nobili idee” e intimano alla gente in generale (con le più eloquenti espressioni e con una esposizione chiarissima) di partecipare al jihad, alle attività belliche, alle forze armate e a tutti i sistemi di combattimento di mare e di terra.

Hasan-al-BannaPer spiegare meglio cosa intendo, di seguito riporto alcuni brani del trattato di Hasan al-Banna dal nome chiarissimo: Jihad. Per chi non lo sapesse, Hasan Al-Banna, nel 1928, fondò quella che poi sarebbe diventata la più potente organizzazione d’Egitto, dopo lo stesso governo, la Fratellanza Musulmana. In questo trattato Al-Banna dimostra in modo stringente, logico e inequivocabile che i musulmani devono prendere le armi contro gli infedeli. Come lui dice: “I versetti del Corano e la Sunna intimano alla gente in generale (con le più eloquenti espressioni e con una esposizione chiarissima) di partecipare al jihad, alle attività belliche, alle forze armate ed a tutti i sistemi di combattimento di mare e di terra.”

eurabia_jihadTutti i Musulmani – continua Al Banna – devono fare la Jihad, perchè la jihad è un obbligo stabilito da Allah per ogni musulmano e non può essere ignorato o evitato. Allah ha ascritto enorme importanza alla jihad e ha predisposto come premio ai martiri e ai combattenti sulla sua via una splendida ricompensa. Soltanto chi ha agito in conformità dei martiri e chi ha modellato se stesso come loro nella esecuzione della jihad può unirsi ad essi nella ricompensa. Inoltre, Allah ha specificamente onorato i mujahideen {quelli che si impegnano sul campo della jihad} con indubbie qualità, sia spirituali che pratiche, vantaggiose per loro, sia in questo mondo che nell’altro. Il loro sangue puro è un simbolo di vittoria in questo mondo e un emblema di successo e felicità nel prossimo.”

E ancora: “Quelli che possono solo accampare scuse – aggiunge il fondatore dei Fratelli musulmani – tuttavia, sono stati avvisati delle orrende punizioni e Allah li ha definiti con i peggiori epiteti. In questo mondo saranno circondati dal disonore e nel prossimo saranno avvolti dal fuoco da cui non potranno scappare nonostante possano disporre di enormi ricchezze. Le debolezze di astenersi o di evitare la jihad sono considerate da Allah come uno dei maggiori peccati e uno dei sette peccati che garantiscono il disastro.”

Che vi piaccia o no, che ci crediate o no, l’islam è interessato alla questione della jihad ed alla programmazione ed alla mobilitazione dell’intera umma {la comunità globale dei musulmani} in un unico corpo, che difenda quella che loro chiamano ‘giusta causa’ con tutta la sua forza, molto più di qualsiasi altro sistema di vita, antico o moderno, sia religioso che civile. Fatene l’uso che credete…

Armando Manocchia   @mail

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