Napoli: 17enne ucciso, il fratello che inveisce contro i Cc è ai domiciliari dal 2013

tommaso_bifolco

 

9 sett – L’ambiente che circondava Davide Bifolco è quello della malavita. Con lui sul motociclo, dice Daniela De Crescenzo sul messaggero c’era Arturo Equabile

Uno sbruffone, uno che girava nel quartiere a bordo di un «macchinone» decappottabile, incurante del provvedimento di arresti domiciliari prima e delle ricerche dei carabinieri, poi.

Al Rione Traino descrivono Arturo Equabile, il latitante sfuggito più volte alla cattura, come un malavitoso, ma anche come un bullo, uno capace di prevaricare i «guaglioni» più piccoli e di sbeffeggiare le forze dell’ordine. Faceva una bella vita, Equabile, raccontano nel quartiere, e anche se non lo avevano beccato, si mormora che avesse un ruolo nello spaccio degli stupefacenti.

Arturo Equabile, foto facebook
Arturo Equabile, foto facebook

Il quadro della situazione viene completato da un articolo di Rita Cavallaro su Libero. A Napoli puo’ succedere che

una persona sottoposta ad arresti domiciliari improvvisi una conferenza stampa per accusare le forze dell’ordine. Con altri addirittura a inneggiare alla camorra in favor di telecamera. Peraltro, è comprensibile che le forze dell’ordine non possano né vogliano gettare benzina sul fuoco. Anche se la ricostruzione dell’Arma è ferma: l’appuntato non ha premuto il grilletto volontariamente, né ha ignorato procedure che, di notte e in un quartiere difficile come il Traiano, prevedono in certe situazioni la pistola in pugno.

Tommaso Bifolco, il fratello della vittima. Ha 32 anni ed è agli arresti domiciliari perché a giugno del 2013, insieme ad altre 7 persone, è stato accusato di far parte di una banda che avrebbe messo a segno almeno 13 furti in appartamento, tra Napoli, Caserta, Salerno, Avellino e Benevento. Anche il fratello Alberto, 29 anni, era stato incastrato. Oggi Alberto ha l’obbligo di dimora notturna, così ha potuto partecipare al corteo in onore di Davide e scatenare la propria rabbia contro gli uomini in divisa.

«Lo Stato non ci tutela, la camorra sì» ha detto in sostanza. Tommaso invece, a causa di quella condanna, dopo un periodo di carcere ora è sottoposto agli arresti domiciliari, e dunque al corteo non c’è andato. Eppure, nonostante la misura alternativa alla cella predisponga il divieto assoluto di lasciare l’appartamento e parlare con persone non residenti nell’abitazione, Tommaso è uscito all’aperto e si è presentato davanti telecamere e cronisti per ingiuriare le forze dell’ordine. Le immagini lo mostrano prima seduto su una sedia di plastica vicino a un muro, con una folla intorno, e poi in strada, con una macchina sullo sfondo. Difficile pensare a una specifica autorizzazione di un giudice: probabile che le forze dell’ordine non siano intervenute proprio per non accendere ulteriormente gli animi.

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