“Un vecchio di merda“. Così viene definito il presidente della Repubblica in una chat privata. “Una persona di merda“, invece, è il giudizio riservato alla scrittrice Michela Murgia. E ancora: Cecilia Sala diventa “una martire perfetta†dopo l’arresto in Iran, mentre la senatrice a vita Liliana Segre è bollata come “una vecchia nazi“.
Frasi che, da conversazioni riservate, sono finite agli atti di un’inchiesta della Procura di Monza. Per capire come sia stato possibile, bisogna tornare al 9 ottobre scorso, quando il pm Alessio Rinaldi ha notificato la chiusura delle indagini a tre note attiviste e femministe: Carlotta Vagnoli, scrittrice con quasi 400 mila follower su Instagram, Valeria Fonte e Benedetta Sabene.
Le tre sono accusate di stalking per aver organizzato campagne “denigratorie e offensive†contro il giornalista A.S., indicato come “abuser†e “manipolatore†— vicenda che lo avrebbe portato a tentare il suicidio — e contro Serena Mazzini, esperta di social media, accusata di essere la “capogruppo di soggetti omofobi, misogini, transfobici dediti alla diffusione di materiale a contenuto sessuale“. www.alanews.it
Una presunta persecuzione in atto da ben 23 mesi e tutt’ora in corso. È questa l’accusa che il pubblico ministero di Monza Alessio Rinaldi contesta a due note attiviste femministe Carlotta Vagnoli e Valeria Fonte e alla scrittrice esperta di relazioni internazionali Benedetta Sabene.
Nell’atto di chiusura delle indagini per atti persecutori, alle tre indagate vengono contestate “condotte reiterate” contro un ragazzo e una ragazza che avrebbero cagionato loro “un grave stato d’ansia, ingenerando un fondato timore per la propria incolumità e costringendoli ad alterare le proprie abitudini di vita, mettendo in atto una campagna denigratoria e offensiva nei loro confronti tesa a ledere e screditare il loro operato mediante chat pubbliche” su Instagram.
Chat nelle quali – si legge nel capo di imputazione – “accusavano il primo di essere un ‘abuser’ e un ‘manipolatore’ e la seconda di essere capogruppo di soggetti adepti omofobi, misogini, transfobici e altro dediti alla diffusione di materiale a contenuto sessuale”. Episodi aggravati dall’uso di strumenti informatici e telematici, commessi “da dicembre 2023 e tutt’ora in corso”. Le indagate ora hanno venti giorni di tempo per presentare memorie o farsi interrogare dal magistrato prima di un’eventuale richiesta di rinvio a giudizio. ADNKRONOS

