“Personaggi di ogni tipo ed etnia portano quotidianamente turbativa e pericolo nei nostri pronto soccorso”, si legge nel comunicato dell’Asl
Dopo le aggressioni nei pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria e San Giovanni Bosco, l’Asl Città di Torino sta mettendo in campo misure di sicurezza e sostegno al personale sanitario. Tra le iniziative in fase di implementazione, sono previste l’installazione di nuove telecamere di sorveglianza e l’adozione di un protocollo di sicurezza rafforzato, in collaborazione con la Prefettura di Torino.
“Personaggi di ogni tipo e etnia portano quotidianamente turbativa e pericolo nei nostri pronto soccorso. I Rom seguono in massa i loro congiunti ricoverati creando spesso situazioni di degrado, accattonaggio, danneggiamenti e aggressioni a operatori e utenti”, si legge in una nota dell’Asl arrivata in seguito all’aggressione ai danni di 5 infermieri e un medico avvenuta nel pronto soccorso dell’ospedale Maria Vittoria e ad altri fatti meno eclatanti ma ormai frequentissimi.
Sabato 5 luglio il direttore generale dell’ASL Città di Torino, dottor Carlo Picco, si è recato al pronto soccorso del Maria Vittoria per incontrare i sanitari e valutare insieme nuove misure da mettere in campo per prevenire e contrastare simili episodi di violenza: “La sicurezza dei nostri operatori è una priorità assoluta, e continueremo a lavorare con tutte le istituzioni e le forze dell’ordine per prevenire ogni forma di violenza. Questa escalation di aggressioni non può più essere più tollerata: chiediamo a tutte le istituzioni e alla società civile di condannare fermamente questi atti e di sostenere il nostro impegno per un ambiente di lavoro sicuro”, dichiara insieme con il dottor Fabio De Iaco.
L’aggressione a sei sanitari e la richiesta di sicurezza
“A seguito di un investimento doloso nei pressi del nosocomio, si sono affrontate bande Rom. Durante le concitate fasi dell’intervento sanitario sono stati aggrediti dai Rom anche 5 infermieri e un medico, che hanno riportato prognosi tali da richiedere l’abbandono del lavoro con le difficoltà corollarie di erogazione dei servizi alla cittadinanza. Questa situazione che ricorre frequentemente nei nostri nosocomi e che la scorsa estate aveva portato a gravissimi fatti di cronaca avvenuti nel parcheggio del San Giovanni Bosco, ora zona rossa, non è più accettabile e non può essere tollerata.
I Rom seguono in massa i loro congiunti ricoverati creando spesso situazioni di degrado, accattonaggio, danneggiamenti e aggressioni a operatori e utenti. Personaggi di ogni tipo e etnia portano quotidianamente turbativa e pericolo nei nostri pronto soccorso”, si legge nel comunicato dell’Asl.
Tra le iniziative in fase di implementazione, sono previste l’installazione di nuove telecamere di sorveglianza e l’adozione di un protocollo di sicurezza rafforzato, in collaborazione con la Prefettura di Torino. “La violenza in corsia è una linea rossa che non può essere superata. “Chi aggredisce in ospedale dev’essere perseguito con la massima severità”, dice Roberto Ravello, vice capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Piemonte.
La risposta della Regione Piemonte: valuterà 9 proposte
La Regione Piemonte, attraverso Azienda Zero, ha avviato una consultazione preliminare di mercato con l’obiettivo di raccogliere soluzioni tecnologiche per migliorare la tutela del personale sanitario attraverso l’installazione di sistemi di videosorveglianza e allarme nei luoghi sensibili delle strutture sanitarie regionali.
“L’iniziativa – ha spiegato l’assessore alla Sanità Federico Riboldi – nasce in risposta al crescente numero di episodi di aggressione nei confronti degli operatori sanitari da parte di utenti o accompagnatori, in particolare all’interno dei Pronto Soccorso, nei Dipartimenti di Emergenza e Accettazione e nelle sedi di Continuità Assistenziale. Il progetto mira a individuare soluzioni efficaci per garantire un intervento tempestivo in caso di pericolo, anche in ambienti isolati o con presenza ridotta di personale, nel pieno rispetto delle normative vigenti e della tutela della riservatezza dei pazienti”.
“Al 27 giugno, termine stabilito dall’avviso pubblico per l’invio delle domande – ha spiegato il direttore di Azienda Zero, Adriano Leli -, abbiamo ricevuto nove proposte da parte di operatori economici interessati. Proposte che verranno ora approfondite attraverso specifici colloqui con i soggetti proponenti e con l’obiettivo di analizzare in dettaglio le soluzioni tecniche e metodologiche presentate. Questa fase di confronto consentirà di valutare le opzioni disponibili e selezionare quelle maggiormente rispondenti alle esigenze di sicurezza e protezione del personale sanitario”.
Le consultazioni preliminari permetteranno di avviare una ricognizione dei fabbisogni in collaborazione con le aziende sanitarie piemontesi. Così, sulla base degli esiti e degli approfondimenti tecnici, Azienda Zero provvederà alla redazione del Capitolato Speciale d’Appalto, che costituirà la base per una successiva procedura a evidenza pubblica per l’affidamento degli interventi. “L’obiettivo finale – ha concluso l’assessore Riboldi – è la definizione di un programma regionale da sottoporre al Ministero della Salute per l’ottenimento di un finanziamento, in un’ottica di prevenzione, sicurezza e valorizzazione del personale sanitario, risorsa fondamentale del nostro sistema sanitario pubblico”.
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