La Cgil blocca gli aumenti per gli statali

CGIL

La Cgil, guidata da Maurizio Landini, continua a ostacolare il rinnovo del contratto per circa 2,3 milioni di lavoratori pubblici, bloccando aumenti salariali medi di 150 euro lordi al mese, già stanziati dal governo per il triennio 2022-2024. Questi fondi, pari a quasi 20 miliardi, restano inutilizzati a causa della linea intransigente di Cgil e Uil, che chiedono incrementi del 15% contro il 7% offerto, nonostante il recente flop referendario (solo il 30% di votanti, lontano dal quorum sperato da Landini).

Nonostante le aspettative di un ammorbidimento dopo il risultato elettorale, i sindacati si sono irrigiditi, rifiutando ogni dialogo all’ultimo vertice Aran per il contratto di Regioni e Comuni (400.000 lavoratori). Il rischio? Il governo potrebbe imporre aumenti per legge, escludendo normative e welfare accessori, o dirottare le risorse verso il taglio delle tasse al ceto medio, ipotesi che piace al ministro Giorgetti.

Un barlume di speranza arriva dalla sanità, dove il contratto per 580.000 lavoratori (172 euro mensili in più) è in bilico. Il sindacato Nursing Up, dopo un iniziale no, sembra riconsiderare la sua posizione in vista del tavolo del 18 giugno. Intanto, anche Elly Schlein prende le distanze dalla linea dura di Landini, che sembra più interessato a scalare la sinistra che a sbloccare gli aumenti.

La situazione resta tesa: i lavoratori pubblici attendono, mentre Cgil e Uil rischiano di lasciare i dipendenti con un pugno di mosche, alimentando lo scontro politico.
(La Verità, Tobia De Stefano, 12 giugno 2025)
https://x.com/giuslit/status/1933060509659550004

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