Gaza, Onu: “escalation equivale a pulizia etnica”

Gaza

L’esercito israeliano ha annunciato di aver lanciato attacchi su vasta scala e di aver mobilitato le truppe per prendere il controllo di aree nella Striscia di Gaza, come parte della preparazione per l’operazione ‘Carri di Gedeone’ e dell’espansione della campagna nella Striscia. Secondo un portavoce delle Idf, l’operazione mira a raggiungere tutti gli obiettivi della guerra a Gaza, tra cui il rilascio degli ostaggi e la sconfitta di Hamas.

Secondo una fonte della sicurezza, i bombardamenti lanciati dall’Idf a Gaza sono “un ultimo passo prima dell’operazione vera e propria Carri di Gedeone e un avvertimento per Hamas: un’ultima opportunità per raggiungere un accordo prima di una drammatica espansione dei combattimenti”. Lo riferisce Channel 12.

Blindati dell’Idf avanzano nella Striscia centrale

Veicoli militari blindati israeliani avanzano a sud-est di Deir el-Balah, nella Striscia di Gaza centrale, sotto la protezione di un pesante fuoco di copertura: lo riporta Al Jazeera. Il fuoco di artiglieria dell’Esercito israeliano (Idf) sta prendendo di mira le zone di Abu Holi, Abu al-Ajin e al-Jafarawi a est di Deir el-Balah. Forti esplosioni sono state udite inoltre nella zona al-Qarara di Khan Younis, a sud della Striscia.

Oltre 53mila vittime dall’inizio della guerra

A nulla valgono gli appelli internazionali a fermare le bombe e riprendere gli aiuti umanitari. Israele continua a martellare Gaza con i raid come parte di un’escalation dell’offensiva ebraica fino a superare il tragico bilancio di oltre 53mila vittime dall’inizio della guerra, secondo il conteggio di Hamas. Mentre cresce l’allarme per la crisi umanitaria nell’enclave dove da ormai oltre due mesi Israele ha imposto un blocco degli aiuti umanitari che costringe alla fame la popolazione palestinese. Tanto che persino l’alleato di ferro dello Stato ebraico, Donald Trump, è voluto intervenire: “Molte persone stanno morendo di fame”, ha riconosciuto il tycoon da Abu Dhabi, ultima tappa del suo tour nel Golfo che non ha visto una fermata dall’amico Israele.

L’Onu: “L’escalation equivale a pulizia etnica”

“Stiamo tenendo d’occhio Gaza. E ci occuperemo di questo”, ha sottolineato. Da settimane le agenzie umanitarie avvertono di una carenza critica di tutto, dal cibo all’acqua pulita, dal carburante ai medicinali. Tanto da spingere l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, a parlare di “una spinta verso un cambiamento demografico permanente a Gaza, che viola il diritto internazionale ed equivale a una pulizia etnica”. Israele ha giustificato la decisione di interrompere gli aiuti a Gaza con l’obiettivo costringere Hamas a fare concessioni, mentre decine di ostaggi israeliani restano nelle mani dei miliziani nella Striscia.
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