Figli strappati, docu-serie “Veleno”: le vicende di decine di famiglie modenesi

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di Laura Rio – È un pugno nello stomaco. Una docu-serie destinata a far discutere, a dividere l’opinione pubblica tra innocentisti e colpevolisti. Come è stata recentemente quella su Vincenzo Muccioli e San Patrignano andata in onda su Prime Video. Da martedì la piattaforma di Amazon lancia Veleno: la ricostruzione, in cinque episodi, della tremenda vicenda dei «Diavoli della bassa modenese» che più di vent’anni fa portò all’allontanamento di 16 bambini dalle loro famiglie accusate di satanismo e pedofilia e mai più restituiti.

La serie è basata e ispirata al lungo lavoro d’inchiesta del giornalista Pablo Trincia, responsabile creativo di Chora Media ed ex inviato delle Iene, che prima con i podcast poi con un libro ha portato il caso all’attenzione dell’opinione pubblica raccogliendo prove e testimonianze di come quei – o almeno alcuni – bambini strappati alle famiglie fossero stati plagiati e costretti a raccontare gli abusi. E, tra l’altro, si intreccia (se ne parla nell’ultimo episodio) con la recente clamorosa inchiesta su Bibbiano, dove – secondo gli inquirenti – esisteva un sistema di affidi illeciti, di bambini tolti ingiustamente ai genitori.

le falle dell’inchiesta

Prodotto da Fremantle, scritto e diretto da Hugo Barkley, il documentario prende la posizione di Trincia, che è quella di mettere in evidenza tutte le falle dell’inchiesta, le mancanze di prove. Nel contempo, per correttezza di informazione, raccoglie anche interviste, resoconti e posizioni di chi crede che quegli abusi ci fossero realmente stati. Insomma, da una parte ci sono i genitori a cui sono stati tolti i figli e alcune vittime oggi adulte che hanno ritrattato quanto raccontato da bambini. Dall’altra altre vittime che confermano i maltrattamenti, le famiglie affidatarie che quei bambini hanno cresciuto (che si sono costituite in un comitato) e gli psicologi e gli esperti che lavorarono a quel caso.

docu-serie amazon velenoLa verità giudiziaria, nei 5 processi, ha portato ad archiviare le accuse di abusi satanici e ad assolvere alcuni degli imputati da quelle di abusi sessuali. Nel frattempo una madre si è uccisa, altri imputati sono morti colpiti da malore.

Di certo, l’approdo in tv del caso farà riemergere vecchie ferite e riaccendere le polemiche tra i due schieramenti. «Sono consapevole – spiega Pablo Trincia, consulente della serie tratta dalle sue indagini – di quanto dolore provochi rievocare queste vicende. Mi sono chiesto tante volte in questi anni se fosse giusto, se stessimo facendo bene o male. Sono stato addirittura accusato di essere un sostenitore della pedofilia. La mia risposta è che non sono pentito perché intere famiglie sono state distrutte, perché questi bambini sono cresciuti lontani da padri e madri, perché c’è il sospetto che fossero indotti dagli psicologi a falsi ricordi, perché alcuni di loro hanno detto di essersi inventato tutto».

Verificare i casi

Cosa spera che succeda dopo l’uscita televisiva? «Dal punto di vista giudiziario che venga accolta l’istanza di revisione del processo che per ora è stata respinta. Dal punto di vista culturale che si porti sempre più attenzione a questi temi, che vengano scelti esperti competenti per verificare questi casi e stilati protocolli unici in modo da smontare delle prassi che causano danni enormi ai bambini e alle famiglie che finiscono in questo sistema».

Mentre il podcast Veleno riportava a galla questa bruttissima vicenda, lì vicino, a Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia, scoppiava l’inchiesta Angeli e demoni che ha coinvolto anche la Onlus Hansel e Gretel, la stessa da cui provenivano due perite del processo di Mirandola. «Infatti gli inquirenti hanno usato parte del mio lavoro come strumento di indagine, per capire come venissero raccolte le testimonianze dei bambini. Per fortuna, i pm di Reggio Emilia si sono insospettiti. Esiste, su tutto il territorio nazionale, un network di onlus, assistenti sociali, psicologi che aderiscono a una specie di ideologia che li porta a vedere abusi ovunque e applicano metodi di allontanamento pericolosi e distruttivi»

. Cosa le è rimasto di tutti questi anni di lavoro su queste inchieste? «La paura della fragilità degli affetti familiari, sono padre di due bambini, l’idea che possa arrivare qualcuno e distruggere la famiglia mi atterrisce».

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