di Andrea Indini – Uscito dal lockdown, in centro a Milano mi sono imbattuto nella pubblicitĂ che, sulla fiancata di un tram, sponsorizzava voli scontatissimi per il mese di febbraio. Per oltre tre mesi il Paese si è fermato, chiuso in se stesso, capace solo di guardare in faccia il morbo. Ora che i ristoranti stentano a riaprire, che i mezzi pubblici vanno a singhiozzo e il traffico non ancora congestiona le strade ai semafori, sembra che le lancette dellâorologio stiano riprendendo lentamente a correre.
A dispetto di tutta questa flemma (o, forse, proprio a causa di questa), dalla quarantena in molti escono con tanta rabbia addosso. Una rabbia che è montata nel corso di tutti questi mesi a causa di un governo completamente incapace di rispondere alle esigenze dei propri cittadini. CosĂŹ, ora che non li può piĂš ârelegareâ in casa, si ritrova addosso un malcontento a lungo sopito. In questo i progressisti (immancabilmente) vedono il âpericolo di un ritorno al fascismoâ. Ă il solito, vecchio refrain. Niente di nuovo. Un altro sintomo che stiamo tornando alla normalitĂ .
Câè una vignetta di Sergio Staino, pubblicata questa mattina dalla Stampa, che rende bene lâidea. La figlia chiede: âPerchĂŠ la mascherina? Dicono che il virus è clinicamente mortoâ. E il padre replica: âLo dicevano anche del fascismoâ. Se non fosse per il riferimento al coronavirus, lâavrebbero potuta tranquillamente pubblicare un anno fa quando la sinistra gridava contro lâonda nera, quella stessa onda che alle elezioni non è mai andata oltre lâuno per cento.
Qui non parliamo dei movimenti antifĂ , ideologicamente anacronistici, che di tanto in tanto escono dai centri sociali per sfilare in piazza con slogan carichi dâodio e bombolette spray per sporcare i muri delle cittĂ .
Qui vediamo (ancora una volta) i capi bastione dellâintellighenzia rossa gridare âal fuoco!â quando non è stata acceso nemmeno una fiammella. In analisi volutamente confuse, si fa un potpourri politico in cui si mette insieme la rabbia e il dolore dei cittadini lasciati soli. Vengono accusati di âoccupareâ la piazza, come se la piazza appartenesse a un colore solo. Repubblica parla addirittura di ânetwork neroâ rievocando la âmarcia su Romaâ (quella del 29 ottobre 1922) e tirando in ballo teste rasate, tifoserie schierate (a destra) e i soliti movimenti estremisti (come CasaPound e Forza Nuova). Tutto in un gran calderone per lanciare un allarme che non câè, per mettere a tacere il grido degli italiani, per smontare le istanze di cui il centrodestra si fa portatore in parlamento.

